Regia di Brady Hall vedi scheda film
Sorprendente thriller d'atmosfera, risolto in un contesto estremanente plausibile, reso interessante dalla tipicità dei protagonisti e dalla capacità visionaria del regista. Gotico sino al midollo.
Kate (Persephone Apostolou), assieme ai famigliari, accompagna la sorella Assie (Megan Hensley) in una suggestiva località a ridosso di un lago. Assie è lesbica e sta per convolare a nozze con Rose (Danika Golombek). Kate è mal disposta dal contesto, odia le stravaganze di costume e -soprattutto- la cucina locale a base di carne. Inoltre, di notte, è testimone di strani riti, compiuti alla tiepida luce della Luna.
Gradito caso di titolo che non promette nulla di buono, e invece sorprende. Brady Hall, dopo un lungo percorso come regista di cortometraggi e del drammatico Scrapper (2013), decide di realizzare un horror mettendo mano, assieme a Ed Dougherty (distintosi per il collettivo V/H/S),
allo script di 7 witches.
A dispetto del titolo, Hall non percorre sentieri irrazionali, non tratta di stregoneria in senso occulto o magico, ma al contrario mette in scena un campionario umano fortemente malato, con distorta percezione della realtà. La famiglia dedita a stravaganti riti di celebrazione (e sacrificio umano) fa molta più paura dei Sabba satanici, degli akelarre tipici della iconografia medievale, con presenza di capro reverenziale e orgie sfrenate.
Qui il Male non viene dall'oscurità, non è dato da evocazioni stregonesche, né frutto di luciferine manifestazioni. Come già nell'altrettanto interessante The witch -probabile titolo di riferimento- il Male scaturisce dai cervelli "incrinati" (Suspiria docet), da psicopatici chiusi in un mutismo temporale che ha fissato la loro formazione mentale agli anni bui del Medioevo. In questo micro Universo cristallizzato nello spazio e fotografato in un periodo specifico (non a caso nel film si cita l'antica città di Salem), si muove un gruppo di vittime sacrificali, destinate non solo alla morte, ma a dare "ristoro" alla famiglia elitaria, criptica e perversa. Famiglia "chiusa", che nel rito, nella natura, nella selvaggia routine del cibarsi, nutre la più spaventosa delle epifanie: quella degli istinti umani primari, soddisfatti nella più totale libertà di azione.
7 witches è quindi più di un film di genere, perché solo marginalmente tratta di temi horror, slasher o splatter. Hall gestisce i pochi mezzi di cui dispone al meglio: sfrutta una location suggestiva e spettacolare, caratterizzata da un cielo cinereo, sempre oscurato dalle nubi; riprende in campo lungo i protagonisti, ovviamente nero vestiti, dando l'impressione (per accostamento visivo) di assistere ad una processione di animali, quando non insetti; impone colori freddi, glaciali, girando solitamente in esterno, spesso dando alla fotografia tono blu e grigio; propone dissolvenze e sovrapposizioni di immagini durante le cerimonie notturne, accompagnate da labili fiamme di lampade ad olio, in grado di sopportare un costante vento.
7 witches affascina anche per la cura di messa in scena, con inquadrature mirate, evocative, quasi oniriche. E pure la storia, così distante dal riproporre usurati clichés, si fa seguire piacevolmente, grazie anche alla buona sintesi degli autori (70 minuti di durata) e alla piacevole svolta conclusiva, che vede in azione nientemeno che una "final girl" (la non troppo bella, ma eccezionalmente brava, Persephone Apostolou). Da recuperare, e conservare gelosamente.
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