Regia di Ridley Scott vedi scheda film
Noi non siamo come gli altri. Lo siamo stati.
Chi ha almeno circa 50 anni probabilmente ricorda quello strano rapimento del 1973 in cui fu chiesto il riscatto per un adolescente apparentemente spiantato, ma che portava il nome dell'uomo più ricco del mondo; che dico del mondo? della intera storia: l'uomo più ricco di quanto sia mai stato ricco chiunque altro prima di lui...
L'intento del film è mostrare che la ricchezza estrema può essere una gabbia, un abito mentale che blocca più che concedere.
"Chiunque può diventare ricco" - dice il personaggio di Getty senior a un certo punto, - "ma essere ricco è un'altra cosa".
Questa differenza fra essere e diventare è il fulcro del film, qualcosa che potrebbe davvero segnare lo spettatore: e tuttavia la cosa riesce solo parzialmente, grazie a una storia che per due terzi del film appare noiosamente allungata e rallentata, e lascia l'impressione che ci sia una difficoltà a mettere a fuoco l'obiettivo. Per lunghissimi tratti si parla di tutt'altro, con imprecisioni evidenti nella ricostruzione dei fatti , con troppe romanticherie rispetto alle bande criminali che si erano impadronite del ragazzo (chi non ricorda l'uso delle catene al piede dei rapiti?).
Solo quando finalmente si arriva a centrare il personaggio (un ottimo Cristopher Plummer: sembra assurdo che sia stato una seconda scelta, e abbia recitato per metà delle scene da solo aiutato dai prodigi della tecnologia per sostituirsi alla precedente interpretazione di Kevin Spacey: e comunque chissà come l'aveva interpretato lui....) finalmente si arriva anche un po' a emozionarsi.
Ma è comunque poca cosa rispetto al budget speso e alle intenzioni del Regista.
Anche se riconosco che mi è piaciuta la ricostruzione scenica della Roma dei primi anni '70.
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