Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
Gelida e suggestiva riduzione cinematografica di un testo teatrale che Fassbinder aveva già portato sulla scena l'anno precedente (ne scrisse di getto il copione durante le dodici ore di un volo tra Berlino a Los Angeles): è la storia di un'affermata stilista di moda, Petra Von Kant (Margit Carstensen), vedova di un primo marito, divorziata dal secondo e con una figlia adolescente: vive nella sua abitazione di Brema con la sola compagnia della fidata Marlene (Irm Hermann), collaboratrice tuttofare, finchè non si innamora della giovane Karin (Hanna Schygulla). Possessione, gelosia, amore, odio, disprezzo, arroganza, solitudine, tragedia, malinconia, decadenza: il fiammeggiante e claustrofobico melodramma allestito da Fassbinder scandaglia con sguardo gelido ed ipnotiche cadenze, derivazione dell'impianto teatrale dello script, il cinismo con cui le convenzioni sociali devastano le passioni umane. Attraverso l'uso magistrale della profondità di campo, i piani-sequenza, i dialoghi-fiume, il manierismo della messinscena e la sensualità delle atmosfere, Fassbinder raggela la narrazione fino a svuotarla completamente da ogni eccesso estetizzante: quello che resta, alla fine, è soltanto il baratro di dissoluzione sentimentale in cui sono precipitati i suoi personaggi, contrappuntato con preziosi scarti drammaturgici dalle ombre inquietanti della fotografia di Michael Ballhaus, dalle scene curate da Kurt Raab (fidato collaboratore di Fassbinder, per il quale è stato, negli anni, attore, scenografo, sceneggiatore, aiuto regista) e dai capolavori immortali dei Platters nella colonna sonora ("The Great Pretender" e "Smoke Gets into Your Eyes").
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