Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
Il film, che fa ancora parte del primo filone fassbinderiano, quello del noir d'ispirazione americana e francese, quello del tradimento, della vendetta, dell'attrazione (non solo erotica) tra uomo e uomo, sicuramente è uno dei più riusciti di questi anni, assieme a Il dio della peste. La regia ancora è acerba, già più ricercata dei primissimi lavori del cineasta tedesco, ma ancora ben lontana da quella dei suoi film futuri. Fassbinder inizia ad azzardare riprese ardite, lavora maggiormente col montaggio e con la luce e il risultato, è buono. Come tutti (gli stessi?) personaggi di questi primi lungometraggi, Riky, Franz ecc paiono essere sagome di cartone, persone svuotate da anima intenzioni e pensieri e, come in tutte queste prime pellicole, dal film ne esce un gran senso di perdita, d'abbandono, accentuato dall'incompiutezza di frasi, di situazioni (tutti questi primi lavori, paiono silenziosi e, appunto, incompiuti). Film ricco di citazioni e autocitazioni, da Ophuls a Mornau, al futuro La paura mangia l'anima. Sequenze sicuramente ben riuscite, quella iniziale della partita a carte, il primo incontro tra il killer e Rosa, il suicidio della cameriera, e la fine, un eccezionale e dilatatissimo ralenti.
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