Regia di Paul Schrader vedi scheda film
A Ian McEwan piacciono le storie forti, estreme. È questo il segreto del suo successo ed è per questa ragione che i suoi romanzi hanno tanto appeal sul pubblico femminile. Cortesie per gli ospiti è la prima tra le sue opere a essere portata sul grande schermo (seguiranno Il giardino di cemento, L'innocenza del diavolo, L'amore fatale ed Espiazione). La storia, implausibile dall'inizio alla fine, è quella di una coppia in viaggio a Venezia alla ricerca del perduto ardore. Tra i vicoli della laguna i due si imbattono in un personaggio eccentrico e misterioso (Walken), che li introduce nella sua lussuosissima casa sul Canal Grande, tutta damascata, una sorta di museo, nella quale comincia ad avere strani comportamenti, fino agli eccessi finali che, rappresentando il culmine del racconto, non possono ovviamente venir raccontati.
Schrader, sceneggiatore feticcio di Scorsese, conserva la tensione del romanzo, affidando alla fisicità di Rupert Everett (abbondantemente esposto in costume adamitico) e allo sguardo mefistofelico di Christopher Walken i ruoli centrali. La fotografia gotica di Dante Spinotti enfatizza la tanto la Venezia moresca quanto l'alone di mistero che avvolge la storia, che tuttavia si muove goffamente tra riferimenti a Lewis Carroll e morbosità erotiche fini a se stesse. Da ricordare l'interpretazione di Natasha Richardson: raramente al cinema si è vista una prova peggiore di questa. Sceneggiatura (sprecata) di Harold Pinter.
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