Regia di Pete Ohs, Andrea Sisson vedi scheda film
“Ho modificato un po' la tua programmazione: d'ora in poi non ti mancherò più...automaticamente.”
Prodotto, montato (con Nayim Saati) e diretto dai coniugi – alla loro opera prima nel lungometraggio (in precedenza autori di tre corti di cui un doc, tutti microbudget) – Pete Ohs (sceneggiatore e co-direttore della fotografia con Christian Sorensen Hansen) e Andrea Sisson (scenografa e costumista), con le musiche (squillanti ciangottii tintinnanti) di Alan Palomo, “EveryThing Beautiful Is Far Away” (anch'esso Indie Lo-Fi, e direct/made/straight-to-video su iTunes e Amazon) è un Fantasy-Hard SF-New Weird-SteamPunk (effetti speciali di Sena Genrich) - impagabile il rubinetto (non) rabdomante che pesca direttamente nella falda acquifera...piuttosto superficiale - distribuito da The Orchard (“BPM”, “the Hero”, “Super Dark Times”, “Thelma”) e girato sotto al solleone e nell'aridità del Deserto di Sonora, tra California, Arizona e Messico, precisamente nella striscia delle Dune di Algodones (in chilometri lunga 75 e larga 10), tra Calexico e Yuma a sud e il Lago Salton a nord (e la sua pianura irrigua a valle).
E loro sono Lernert (Joseph Cross: “Wide Awake”, “Flags of Our Fathers”, “Milk”, “Lincoln”, “Big Little Lies”) e Lora (Julia Garner: “Martha Marcy May Marlene”, “Electrick Children”, “We Are What We Are”, “I Believe in Unicorns”, “the Americans”, “Ozark”, “Waco”, “Maniac”), che incontrano C.S.Lee (“Dexter”, “True Detective”) e trasportano (la testa di) Susan (la cui voce è imprestatale da Jillian Mayer), un'I.A. robotica umanoide che, per le dure ed estreme condizioni del viaggio, ha assunto, tramite un'obsolescenza evolutiva (non) programmata e salvifica, le sembianze e la condizione di un downgraded robot à la Futurama, attraversando teorie di paesaggio (passo dopo passo, mentre l'attenzione dedicata al distinguere un tubero velenoso da uno commestibile è soppiantata dalla sempre più scarsa disponibilità di qualsiasi tipologia di vegetazione, la priorità di Lora trasla dal trovare il mitico Lago di Cristallo al cercare di ridare un corpo a Susan: il maschio di-vaga-bondeggia, giringirintorno, mentre la femmina s'impone una destinazione, seppur muliebre) che, sganciate dalla loro componente umana, rimandano alla memoria “Zabriskie Point” e “TwentyNine Palms”, “Mad Max” e “Autómata” (ma non “Ex Machina”), “the Wild Blue Yonder” e “Bad Batch”, “WalkAbout” e “Gerry”, le fini di mondo e le Vermillion Sands ballardiane e i territori del Bas-Lag di China Miéville.
Teaser:
Link utili:
-- http://filmmakermagazine.com/people/pete-ohs-andrea-sisson/
-- http://blog.urbanoutfitters.com/blog/about_peter_ohs_and_andrea_sisson
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