Regia di Taylor Hackford vedi scheda film
A volte non capiamo bene cosa ci giunga dal passato: se il ricordo di una felicità perduta, un perché che risponde alle domande del presente, oppure soltanto la lunghissima eco di un grido. Dolores Claiborne sente ritornare tutto ciò, frammisto alla sfortuna, alla schiavitù e alla sua solitudine di fronte all’ostilità del mondo. C’è un filo d’acciaio, teso tra la sua vita di ieri e quella di oggi, che trasporta, attraverso il tempo, lo schema di un mistero irrisolto, proponendone per la seconda volta, con nuovi ambienti e nuovi personaggi, la stessa inquietante diabolicità: quando il carnefice muore in circostanze oscure, è la sua vittima innocente ad essere accusata di assassinio. In questo modo il destino prosegue il sopruso perpetrato dall’uomo, espandendolo dalla sfera privata della violenza psicologica alla dimensione pubblica del linciaggio morale. La prigione della protagonista è il classico circolo vizioso del male: la sofferenza produce cattiveria e disperazione, che finiscono per abbattersi sui più deboli. La reazione di questi ultimi, che giunge sempre tardiva, è un insolito crepuscolo in cui un buio passeggero sembra preannunciare una nuova era. Eppure nulla cambia: dopo l’eclissi, il sole, il cielo, la terra tornano esattamente come prima, in attesa che la stessa eclissi si ripeta e, di nuovo, lasci le cose come stanno. In questo film, Taylor Hackford pone in primo piano il graffiante, bruciante volto del dolore, che infiamma l’orizzonte con i terrificanti acuti emessi dai cuori e dalle reni quando vengono spezzati.
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