Regia di Gilles Paquet-Brenner vedi scheda film
Inghilterra, anni Cinquanta. L'anziano magnate Aristide Leonides (Picciano) viene trovato morto nella sua faraonica residenza, nella quale vivono come parassiti la sua seconda, giovane moglie (la giunonica Christina Hendricks), i due figli con le rispettive consorti, tre nipoti, una governante e una cognata malaticcia e avanti con gli anni (Close). La più grande delle nipoti (Martini), che in seguito a un accertamento si scoprirà essere l'unica erede dell'enorme patrimonio del tycoon, ingaggia un ispettore di Scotland Yard (lo scialbo Max Irons) col quale, tempo prima, aveva avuto una breve relazione a Il Cairo. Il giovane investigatore, come da protocollo, interroga tutti, scoprendo che ognuno di loro aveva una potenziale buona ragione per assassinare l'anziano plutocrate.
Tratto da quello che Agatha Christie considera il suo romanzo giallo migliore, il film di Gilles Paquet-Brenner (La chiave di Sara, Dark places), ci propone i topoi consolidati dello stile narrativo dell'autrice: spargimento a pioggia dei sospettati, omertà, cospirazione. L'insieme viene confezionato in una veste elegante, con scenografie sontuose in ambienti damascati, ma senza alcun guizzo, piatta e verbosa fino all'esasperazione, con una brusca agnizione che arriva su un finale che cambia improvvisamente di ritmo.
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