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Last Flag Flying

Regia di Richard Linklater vedi scheda film

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La recensione su Last Flag Flying

di supadany
7 stelle

Di fronte a un cruccio, per non parlare di un problema serio, l’istinto primario spinge a rinchiudersi in se stessi, nonostante la condivisione possa fornire un valido supporto per affrontare la questione di turno. Tuttavia, aprirsi e parlare uscendo dai convenevoli di rito è più difficile di quanto possa sembrare a parole e troppe volte una piacevole bugia funziona meglio di un’amara verità.

Al di là della prassi, le circostanze spiacevoli richiedono da parte del singolo delle decisioni puntuali, che possono richiamare in causa chi non se lo aspetterebbe mai, per cui non vi è certezza delle risposte ma la speranza è l’ultima a morire e certe esperienze trascorse non si cancellano mai, nemmeno dopo tanti anni.

Stati Uniti, 2003. Dopo un lungo periodo di lontananza, Doc (Steve Carell) è spinto dalla prematura morte del figlio, avvenuta in una missione militare in Iraq, a rintracciare Sal (Bryan Cranston) e Mueller (Laurence Fishburne), con i quali aveva condiviso la traumatica esperienza del Vietnam.

Per rimuovere la ruggine del tempo trascorso, serve del tempo, ma nel momento più difficile che un padre possa essere chiamato ad affrontare, Doc troverà in Sal e Mueller un valido aiuto, comprensivo di una rimpatriata che evidenzia cambiamenti siderali, utile anche per risolvere faccende accantonate da troppo tempo.

 

Steve Carell, Bryan Cranston, Laurence Fishburne

Last Flag Flying (2017): Steve Carell, Bryan Cranston, Laurence Fishburne

 

Per Richard Linklater, Last flag Flying è una conferma di quanto di buono costruito negli anni, ma anche occasione per aprirsi al mondo, a punti interrogativi universali, partendo da una posizione specifica per poi dialogare liberamente con lo spettatore, senza impeti fuori controllo, con pragmatismo e spontaneità.

Dopo l’apprezzato esperimento di Boyhood e il ristretto cerchio magico di Tutti vogliono qualcosa, questa volta c’è sostanza, percepibile da un qualunque tipo di pubblico, andando oltre i sofismi che tanto sollazzano i cinefili.

Se la formula è nota e il congegno quasi rudimentale, facendosi strada tra passato e presente storico, per quanto ambientato nel 2003, con le atrocità delle guerre – dalla giungla del Vietnam al deserto dell’Iraq, i risultati non si discostano più di tanto - che si ripetono, ripercuotendosi indiscriminatamente su ogni generazione, Richard Linklater elabora una scansione che cuce frammenti dolorosi ad altri ilari, spaziando con estrema semplicità dagli uni agli altri, strappando sorrisi, ma anche spazi deputati alla riflessione, con una pregevole dimestichezza nel sondare gli animi.

Un diorama sincero, dotato di tatto pur andando talvolta sopra le classiche righe, adatto per estirpare i pesi sulla coscienza, depositario di malesseri, accoglienza e disillusione, tra fede e dissoluzione, con – al di sopra di tutto – una perdita e una sensazione di solitudine a abbandono che non può essere repressa, ma almeno mitigata, questo sì.        

In tal senso, il coro a tre voci instaurato funziona a meraviglia. Steve Carell è misurato nel tratteggio di un uomo comune che merita ascolto e comprensione, Bryan Cranston è perfettamente calato nella parte del mattatore assoluto, mentre Laurence Fishburne è convincente nel rappresentare un personaggio divenuto saggio lungo il tragitto della vita, traendo un insegnamento dal male vissuto e perpetrato.

 

Steve Carell

Last Flag Flying (2017): Steve Carell

 

Senza promettere e formulare miracoli, Last flag Flying sgorga lineare, alternando fasi di segno diverso fino ad approdare a una conclusione che commuoverebbe anche il cuore più rattrappito, senza godere della massima armonizzazione, ma promuovendo un affetto considerabile come alieno, che permette di intravedere il sole anche nella giornata più nuvolosa.

Appagante.

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