Regia di Yann Demange vedi scheda film
Vera storia di Richard Wershe Jr, arrestato per traffico di droga nel 1987 all'età di 16 anni, è stato condannato all'ergastolo e tuttora è detenuto in carcere. Buon film e recitazione più che convincente, anche se il tema non è originale
Siamo a Detroit, nel 1984, in uno scenario urbano di grande degrado, segnato dalla devastazione economica e sociale, dell'era reaganiana e dalla diffusione incontrollata della cocaina,ma soprattutto dall’avvento del crac, la nuova e devastante droga, il giovanissimo Rick vive da solo con il padre, un piccolo trafficante di armi, appassionato di film in VHS, dopo che la madre e anche la sorella tossicodipendente, sono andate via di casa. Rick seguendo le orme del capofamiglia, vende armi di buona qualità a basso prezzo, per poter sbarcare il lunario e, magari, poter aprire la vagheggiata videoteca.Si è guadagnato il rispetto delle bande di criminali del quartiere, in un mondo composto unicamente di neri, diventa per tutti "White Boy Rick". Ricattato dall'FBI, che avrebbe le prove per incriminare il padre, Rick accetta suo malgrado di fare l'informatore e diventare una loro cellula, contribuendo a smantellare un’enorme rete di spaccio, che coinvolge anche le alte sfere della sua città. Ma Rick si fa prendere la mano e inizia, così, a spacciare cocaina per conto proprio e senza troppi scrupoli, creandosi una doppia vita. Nel 1987, viene trovato in possesso di otto chili di cocaina, dagli investigatori e condannato all’ergastolo, nonostante la giovane età e la collaborazione offerta alle autorità.Una storia purtoppo vera e triste, quella di Richard Wershe Jr, ma assai comune nelle periferie-ghetto degli Stati Uniti anni ’80, scenari di parabole adolescenziali rovinose. Fuori dalla Scuola c’è la morte o la galera e i ragazzi come Rick, cresciuti sul confine tra illegalità sistematica e l"’american dream" reaganiano, si devono inventare la vita ogni giorno. Negli ultimi dieci anni la cinematografia occidentale ha dato ampio spazio a queste storie sbagliate, dall’epopee storiche dei romanzi criminali alle agiografie nere della nuova serialità. Raccontare il lato osceno e oscuro dell’ultraliberismo e l’ascesa globale delle multinazionali della droga, è diventato il focus principale per molti registi. In questo panorama narrativo Cocaine La vera storia di White Boy Rick di Yann Demage, è uno dei tanti racconti di piccoli miserabili, che hanno sognato la svolta della propria vita, per finire poi nel peggiore dei modi. Giovani animati da un palpito smanioso, prede di un delirio di onnipotenza e poi travolti dal baratro giudiziario. In più le storie sono condite dagli immancabili fiumi di dollari e di cocaina. Vanno quasi sempre a braccetto, simboli dello smarrimento esistenziale e del degrado morale. Non trascurabile l’elemento di denuncia del sistema giudiziario americano, che tiene in galera per tutta la vita un ragazzino, che non è un criminale, ma solo un’ inconsapevole pedina di un meccanismo perverso e invece è tollerante rispetto ai vari traffici di armi che sembrano non avere alcun peso criminogeno, dal punto di vista di un popolo che del secondo emendamento della costituzione, ha fatto un comandamento imperioso, anche se quasi ogni giorno si è testimoni in diverse parti della grande America di stragi compiute da adolescenti disadattati o da semplici squilibrati che acquistano armi con la stessa facilità con cui si può comprare un elettrodomestico. Anche se come detto il tema è stato ampiamente sfruttato, la regia è buona e l’interpretazione convincente, il film è più che passabile.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta