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Made in Italy

Regia di Luciano Ligabue vedi scheda film

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La recensione su Made in Italy

di mm40
2 stelle

Un cinquantenne della provincia emiliana ha sempre fallito nella vita, ma ancora crede nella possibilità del riscatto. Andrà incontro a severe delusioni, ma sempre a testa alta.

 

Mamma mia. Un pippone infinito, cento minuti di retorica spicciola, di chiacchiere da bar, a cavallo fra Celentano e Fabio Volo; un film bolso e insignificante, questo Made in Italy, che mette in scena una serie di filippiche sconcertanti per banalità e snervanti per assiduità che vanno a costituire, tutte insieme, la summa del Ligabue-pensiero. Una sorta, per farla breve, di Radiofreccia (1998, con il medesimo protagonista) all'ennesima potenza, nel ventennale dall'uscita della prima regia del rocker di Correggio. Se i testi delle canzoni del Liga non brillano per perspicacia e profondità intellettuale, figuriamoci un'ora e quaranta di dialoghi da lui stesso scritti e messi in bocca a personaggi del suo piccolo mondo di provincia - rigorosamente emiliana -, incluso un protagonista-alter ego. Stefano Accorsi, recentemente emancipatosi da un certo cinema farlocco e stantio - Muccino, Ozpetek, la Provincia meccanica di Stefano Mordini - con l'eccellente prova di Veloce come il vento (Matteo Rovere, 2016), compie qui un rocambolesco passo indietro e torna a mostrare i limiti che gli sono comunemente riconosciuti; al suo fianco ci sono Kasia Smutniak, Fausto Maria Sciarappa, Walter Leonardi, Alessia Giuliani e Filippo Dini. Per essere la regia di un cineasta 'di secondo lavoro', comunque, Made in Italy è un prodotto formalmente curato e tutt'altro che tirato via; chiaramente però di fronte a una simile escalation di frasi buttate lì e di sentenze-pensierini da tema delle elementari, con tanto di gran finale tronfio di patetico, storcere il naso è il minimo che si possa fare, prima di addormentarsi. 2/10.

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