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City of Lies - L'ora della verità

Regia di Brad Furman vedi scheda film

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La recensione su City of Lies - L'ora della verità

di alan smithee
4 stelle

La sparatoria a cui fa seguito una lite a sfondo razziale degenerata in episodio di violenza tra i guidatori di due macchine accostate ad un semaforo, al temine della quale il nero soccombe sotto i colpi di pistola del bianco, salvo poi scoprire che si tratta di due poliziotti in borghese, apre uno spiraglio che induce il tenace detective Russell Poole a tornare alla carica ed impegnarsi per la soluzione di un caso eccellente di omicidio rimasto sepolto tra le burocrazie dell'apparato giudiziario e quindi irrisolto: la morte del rapper Notorius B.I.G., a pochi mesi da quella, altrettanto misteriosa ed irrisolta, del suo antagonista della Costa Est, Tuoac Shakur.
Grazie alla presenza ingombrante, ma anche incalzante, di un giornalista nero di nome Jackson, deliberatamente indirizzato a dare una svolta ad entrambi gli eccellenti omicidi, Poole si troverà a dover rivivere con la memoria (e tramite numerosi flashback, per noi spettatori), le dinamiche di una indagine che i direttivi della Polizia di Stato hanno sempre cercato di insabbiare.

Verrà alla luce una ragnatela di connessioni pericolose, in grado, se portate alla luce, non tanto di risolvere i due spinosi casi di brutale omicidio, ma altresì soprattutto di ufficializzare la corruzione dilagante che risulta regnare incontrastata tra le sfere alte dell'organo deputato a garantire la giustizia e l'ordine pubblico.
Liberamente tratto dal libro-inchiesta di Randall Sullivan, LAbyrinth, City of lies porta la regia, invero non particolarmente coinvolgente o dinamica, di Brad Furman, cinesta di prodotti medi, che risultò tuttavia ben più convincente con il tortuoso e complesso The Infiltrator del 2016.

Il film, che avrebbe avuto bisogno di un protagonista carismatico eccellente, trova nello stracotto e bolso (non solo fisicamente) Johnny Deep un alter ego piuttosto svogliato ed inverosimile, anche fisicamente nel rendere credibile un medesimo personaggio a distanza di un ventennio: qui Deep risulta al contrario inverosimile, soprattutto nell'impersonare il suo personaggio in età più giovane, costretto a camuffamenti vieppiù ridicoli e posticci che rendono il suo personaggio quasi paradossale.    
Decisamente meglio allora la prestazione di Forest Whitaker, che tuttavia da solo non riesce a garantire nerbo e scorrevolezza ad un thriller che incespica troppo spesso, descrivendo con poco carisma e una certa pedanteria di impostazione, le dinamiche di una vicenda misteriosa che, invece, avrebbe potuto appassionare e prendere emotivamente decisamente di più.
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