Regia di Ryan Coogler vedi scheda film
Prima una piccola premessa: il film é costruito anche (soprattutto?) sulla spinta emotiva dei conflitti razziali esplosi negli Stati Uniti negli ultimi anni e che hanno portato al destarsi di un nuovo orgoglio Black nel paese.
Black Panther è anche il film su un personaggio che fin dalla sua prima apparizione (luglio, 1966) ha sempre avuto un legame fortissimo con la cultura afro-americana (il Black Panther Party é stato fondato nell’Ottobre dello stesso anno e non sono pochi a credere dell’influenza del personaggio Marvel nella scelta del nome), per il quale non rappresenta semplicemente un personaggio dei fumetti ma una vera e propria icona, un modello a cui ispirarsi in quanto alfiere del proprio passato ma al contempo un simbolo di speranza per il futuro di un intero popolo.
Basandosi su questo, Black Panther non è e non può essere SEMPLICEMENTE un film come gli altri ma è invece qualcosa di completamente diverso e, se vogliamo, anche di nuovo: è un Manifesto (molto cinematografico) estremamente radicato (ma da molto prima della stessa pellicola) nella simbologia e nella cultura nera di una nazione.
Un Manifesto di un popolo che orgogliosamente rivendica le proprie radice e che si prepara ad affrontare con un rinnovato vigore ed ottimismo il proprio futuro.
Un Manifesto di cui noi (bianchi ed europei) non c'entriamo niente, necessariamente esclusi da tutto questo quando non addirittura un ostacolo, ed è un qualcosa che, al corrente o meno della cosa, quando guardiamo questo film comunque avvertiamo (anche in modo negativo).
E ora Il film che non parte proprio benissimo, eh.
Infatti dopo il bellissimo prologo che racconta gli antefatti della nazione del Wakanda ci si perde in un accavallarsi di informazioni, personaggi (troppi!) e situazioni senza un reale costrutto, la prima scena di combattimento con cui si presenta il protagonista appare fin troppo approssimativa, troppo buia e con un montaggio troppo frenetico (in parole povere: ci si capisce veramente poco!), i dialoghi appaiono troppo banali e di conseguenza incapaci di delineare efficacemente i personaggi.
Poi il film incomincia, lentamente a carburare, dall'entrata in scena di Klaue e al tentativo di catturarlo in Corea del Sud il ritmo si fa sempre più pressante, anche i dialoghi migliorano e appaiono sempre meno artificioso o banali, la storia prende corpo è incomincia a farsi finalmente interessante in un mix di tematiche e di colori tribali a volte anche scostanti ma comunque ricchissima di suggestioni che vanno dall'epica fantasy/fantascientifica tipica di un blockbuster fino anche al dramma shakesperiano, passando poi per suggestioni fanta-politiche (comunque fino a un certo punto) e a rivendicazioni socialmente rivelanti e di scottante attualità, seppur privi di una eccessiva retorica.
Riguardo al cast presenta una visione a 360° di (quasi) tutti i migliori interpreti di colore della cinematografia Made in USA degli ultimi anni.
Molto buona la prova di quasi tutti a partire dal protagonista, Chadwick Boseman credibile nel ruolo di un principe insicuro di quale Re intenda diventare, fino al villain della pellicola.
Un villain maestoso che funziona egregiamente non solo per l'ottima performance di Michael B.Jordan ma anche perché contraltare emozionale e politico del protagonista, l'altra faccia della medaglia di un sistema di valori e di potere, esplicitamente conservativo, che il progresso e nuove rivendicazioni hanno invece mandato in cortocircuito, rendendo quindi necessario la ricerca di una nuova via alternativa, una ricerca di cui Re T'Challa, e la stessa pellicola, si fa carico e promotore.
In pratica tra lui e T’Challa è proprio il primo, politicamente , il vero e proprio Pantera Nera (in riferimento al partito rivoluzionario americano degli anni ‘60/’70) della pellicola.
Molto buona anche la prova di Danai Gurira nel ruolo di Okoya ma anche di Andy Serkis nello stralunato Klaue, mentre invece non mi è particolarmente piaciuta la Nakia di Lupita Nyong'o, bellissima ma anche piuttosto anonima. In pratica una bambolina con il compito di far palpitare il cuore del protagonista.
lo stesso dicasi di Martin Freeman in un ruolo che, probabilmente, non era neppure necessario ed esclusivamente di contorno ma comunque abbastanza incolore.
Tra gli altri interpreti l’invadente ma apprezzabile Letitia Wright, Daniel Kaluuya, Wiston Duke, Andy Serkis, Angela Bassett e Forrest Whittaker.
Un altro personaggio fondamentale della pellicola, come e più di qualsiasi altro interprete, è il Wakanda.
Paese immaginario sospeso in un precario equilibrio tra tradizione africana e utopia fantascientifica a cui viene prestata molta attenzione nel costruirne la mitologia, le sue regole, le sue tradizioni e i suoi conflitti tanto da renderlo quasi reale per quanto comunque confinato su uno schermo.
Molto buona la colonna sonora, capace di saltare con disinvoltura dalla musica tribale agli ultimi lavori dell'Hip Hop a stelle e strisce.
Piuttosto indecifrabile invece la CGI, capace di buone cose come di cadute di tono piuttosto eloquenti, a partire proprio dallo scontro finale con Killmonger dalla resa troppo plasticosa e quindi poco credibile.
Però il costume(i) è davvero fico!
VOTO: 6,5
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