Regia di Ryan Coogler vedi scheda film
Il vecchio dilemma della lotta di liberazione dei neri – violenza o non violenza – passa subito in sordina di fronte al nuovo dilemma della politica occidentale (bianca): chiusura protezionistica (e xenofoba) o apertura liberale al resto del mondo?
Come si spiega il successo planetario di questa parentesi black del Marvel Cinematic Universe? Più di un miliardo di dollari al botteghino, ben tre – immeritati – premi Oscar e il plauso da parte della critica d'oltreoceano. Peccato che in realtà la questione razziale sia un pretesto per parlare di tutt'altro, dal momento che il vecchio dilemma della lotta di liberazione dei neri – violenza o non violenza – passa subito in sordina di fronte al nuovo dilemma della politica occidentale (bianca): chiusura protezionistica (e xenofoba) o apertura liberale al resto del mondo? Donald Trump o Barack Obama? Le ragioni degli afroamericani, che hanno eletto (abbastanza superficialmente) il film a bandiera pop delle loro attuali rivendicazioni all'interno dell'industria hollywoodiana (ma non solo), contano il minimo necessario a esporre quelle dei loro storici colonizzatori: non a caso, il Wakanda è di fatto una Las Vegas di un altro continente (abitata da individui spocchiosi e senza alcuna cognizione della moderna democrazia) e le valide ragioni sociali alla base delle scelte del villain sono subito (biecamente) ricondotte a traumatici trascorsi infantili (e a un'indole capricciosa). Come se ciò non bastasse, la narrazione procede per scopiazzature: il rapporto tra T'Challa e il suo padre defunto è praticamente una rimasticatura de Il re leone, col figlio che deve riflettere sul peso della corona e su tutte le responsabilità morali che comporta (anche se queste si rivelano meno scontate del previsto); la sequenza di spionaggio nel casinò coreano rifà (male) la parte di Skyfall ambientata a Macao; l'inseguimento con pilotaggio a distanza riprende le dinamiche di quelli di un qualunque Fast & Furious (di quelli brutti); e il battaglione in chiusura si sistema tra Braveheart – Cuore impavido e Guerre stellari. Ryan Coogler, anche sceneggiatore con Joe Robert Cole, regala qualche spunto di messa in scena (i fiori viola, la sabbia rossa) che riesce a restare in testa, ma dirige terribilmente interpreti già di per sé svogliati o maldestramente sopra le righe: moscissimo Chadwick Boseman, insopportabili Andy Serkis e Michael B. Jordan, carnevalesco Forest Whitaker, mal utilizzato il simpatico Martin Freeman. Le scene d'azione sono sciatte, lo humor è sempre fuori luogo, la fotografia è patinata all'ennesima potenza e gli effetti digitali sono quasi al di sotto dell'attuale standard qualitativo: con ogni probabilità, è il peggior episodio della saga Marvel al cinema.
La colonna sonora sperimentale di Ludwig Göransson non è sfruttata nel verso giusto.
Voto: 4 — Film MEDIOCRE
VISTO al CINEMA
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