Regia di Ryan Coogler vedi scheda film
Alla morte del padre, il giovane principe T'Challa ritorna a casa per sedere sul trono della nazione tecnologicamente avanzata del Wakanda. Ben presto però la legittimità del suo regno sarà messa in discussione e il pericolo di una guerra civile sarà più prossimo di quanto egli crede.
Estranea da sempre al mondo Marvel ed affini, mi sono costretta alla visione della pellicola in questione solo perché ha conquistato una nomina agli Oscar del 2019. Nel primo capito della saga dedicata alla Pantera Nera, l’iniziale introduzione che spiega le origini dei cinque popoli che abitano il ricco e prospero paese di Wakanda e accenna alla diatriba che metterà in pericolo il trono di T'Challa, è necessaria seppur priva di attrattiva. Attrattiva che manca in quasi tutta la narrazione, basata sulla forza vendicativa di colui che si sente usurpato di un paese che in realtà non gli spetterebbe di diritto come invece pretende.
Laddove il protagonista, interpretato dal compianto Chadwick Boseman che comunque non spicca per bravura ne per carisma, a lui ho preferito il rivale Michael B. Jordan) non esce perdente mai (e lo sai fin dall’inizio), ti aspetteresti almeno una trama consistente. Invece qui, si pecca fin dall’inizio in cui i fatti vengono accennati o frettolosamente raccontati, cercando di dare più possibile spazio alle scene di lotta o di azione, non mancando mai di rimarcare quanto il potere dell’occidente sia sfruttante nei confronti dell’Africa; motivo primario per cui Wakanda, e le sue innumerevoli risorse, è tenuta nascosta ma non per questo protetta dei pericoli del mondo.
In questo estremismo politically correct, figlio del tempo in cui la pellicola è stata girata, generato dall’eccessivo citazionismo degli argomenti correlati allo sfruttamento di cui sopra, gli intrecci di trama che compongono la pellicola e i numerosi personaggi che la popolano, vengono lasciati spesso in disparte, generando una ridondanza di situazioni che infastidiscono la visione.
Per tutto il tempo non sono riuscita a non chiedermi come e perché questo film sia stato tanto considerato dall’Academy non possedendo dalla sua non solo una valida sceneggiatura ma neanche una messa in scena tale da renderlo premiabile. Pensato e girato solo per coloro che sono ammaliati dal genere a prescindere da cosa e come viene raccontato, Black Panther, pecca un tantino di presunzione, finendo per dare molta importanza all’estetica pur senza curarsene particolarmente: basti guardare ai costumi o piuttosto ai mezzi con cui i wakandiani si muovono o combattono.
Insomma Black Panther rientra nella categoria di pellicole Marvel non necessaria al pubblico medio ma realizzate per gli amanti del genere, nel vortice di sfruttamento di un target ormai speculato allo stremo.
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