Regia di Steven S. DeKnight vedi scheda film
Inizia il film e dopo pochi secondi ascolti un ragazzo di colore che dice più o meno così: meglio rubare una villa con mostro morto vicino alla piscina che vivere in una baracca.
Allora mi vengono in mente tutti quei video musicali che da 20 anni ci propinano ovunque, con ragazzi bianchi e neri che cantano (?) in ricche e lussuose ville, piscine, macchine fiammeggianti, soldi, chiappe al vento. Subito dopo mi è venuto in mente Joe (Ashita no Joe - Rocky Joe), che viveva in una baracca, e poi il ponte della lacrime, i bassifondi, e ancora: Peline, col suo carro povero, che viaggiava facendo foto, in un finale capolavoro dove convertiva i "ricchi ciechi" a favore del popolo; Remi o Marco, poveri in cerca della mamma vagabondando per il mondo ed elemosinando; a Kento, povero che insieme alla sua banda rubava al mercato le patate per la fame. Che si è ritrovato dentro un robot , Daltanious, a combattere i mostri di un altro pianeta ed una volta scoperto di essere il principe di Elios, ha preferito continuare ad indossare gli abiti dei poveri.
E che in fondo, i nemici, altri non erano che cloni inventati per uso e consumo: avevano una ragione per essere incazzati. Che capolavoro che era, Daltanious.
Ho pensato tutto questo e non erano passati neanche 5 minuti di film. Mi attendevano altri 100 di pura sofferenza.
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