La recensione su Sono tornato

Roma, 2018, Giardini di Piazza Vittorio, Porta Magica. Da una nuvola di fumo appare Benito Mussolini, legato ma in perfetta uniforme. Dopo i primi attimi durante i quali si aggira smarrito per Roma, tra la curiosità dei passanti, comprende di essere finito in un'altra epoca, sulla quale inizia a documentarsi. Andrea Canaletti è un giovane documentarista rampante, desideroso di far carriera nella propria emittente TV, ai vertici della quale è in atto una contesa tra Katia Bellini, pronta a tutto pur di aumentare lo share, e un giornalista anziano, maggiormente consapevole dell'influenza che i media possono avere sui loro fruitori. Il Andrea scopre l'esistenza del "Mussolini" e, convinto che si tratti semplicemente di un ottimo attore, gli propone di condurlo in viaggio attraverso l'Italia, per porlo a confronto con le persone e realizzare con questo materiale un prodotto che lo possa rilanciare all'interno dell'emittente. Il giovane riesce nel proprio intento e presenta il Duce alla TV; Benito Mussolini, intelligente e consapevole degli umori degli italiani di oggi, e del ruolo di primo piano di TV e web, non si lascia sfuggire l'occasione e diventa un personaggio televisivo di primo piano; da uomo di spettacolo alla ricerca di facile consenso si trasforma in un agitatore di coscienze, e si prepara a compiere ulteriori progressi. Troppo tardi - anche grazie all'amaro racconto di una testimone dei fatti degli anni '40 - Andrea Canaletti comprende l'errore commesso. Il "Mussolini" che ha portato al successo è quello vero, gli ha fornito l'occasione di tornare sulla scena, e ormai non lo può più fermare. Questo film è un remake assai fedele di un recente prodotto tedesco, "Lui E' Tornato", il quale ha per protagonista Hitler. Il regista raccoglie molto bene lo spirito di quest'opera, la quale ci lascia intendere come ignoranza, populismi, egoismo - il tutto nascosto dietro il "paravento" dell'orgoglio nazionale - possano essere terreno fertile per compressioni di diritti e libertà. Ho trovato però il film tedesco un po' più curato, soprattutto nella prima parte, la quale mostra l'ambientarsi del dittatore nella nostra epoca. Tra gli attori, bravo Massimo Popolizio nei panni del Duce; nonostante qualche sbavatura "comica", mostra il carisma che tale personaggio impone; apprezzabile Gioele Dix nel discreto ruolo dell'esperto giornalista Leonardi. Un po' deludente, invece, Frank Matano nei panni del giovane documentarista, poco spontaneo nella recitazione e privo di passione, quando serve. Una commedia intelligente che ha lo scopo di stimolare la riflessione, in particolare nel nostro tempo durante il quale la parola "populismo" è molto utilizzata; discreto il lavoro del regista, che, in virtù della fedeltà alla "versione tedesca", ha trovato buona parte dell'opera di fatto già realizzata.