Regia di Luca Miniero vedi scheda film
Mussolini torna a Roma nel ventunesimo secolo. Trova una città e un'Italia radicalmente diverse, dove il fascismo non è più nè un mito, nè un tabù: ne approfitta per tentare di riportarlo in vita, con la complicità di un giovane e zelante regista di documentari.
Dal romanzo Lui è tornato, di Timur Vermes, era stato tratto nel 2015 il film tedesco omonimo; questo Sono tornato altro non è se non la trasposizione in terra italica della medesima vicenda, con una sceneggiatura firmata da Nicola Guaglianone e dal regista Luca Miniero. Per una volta bisogna riconoscerlo senza mezzi termini: gli autori del remake italiano hanno fatto nettamente meglio di quelli dell'originale straniero; Sono tornato è una commedia brillante con minime ambizioni di satira sociale portate avanti sempre tenendo un occhio puntato al botteghino: il film non si fa mai pesante dal punto di vista ideologico, nè tantomeno da quello dei fatti concreti messi in scena, ma centra senza fatica il suo pur modesto obiettivo. La forza in più del lavoro sta nell'interpretazione riuscitissima del protagonista Massimo Popolizio, ben affiancato peraltro da una serie di caratteristi tutti al loro posto: Stefania Rocca, Gioele Dix, Frank Matano, Daniela Airoldi, Giancarlo Ratti; in comparsate autoreferenziali compaiono inoltre Enrico Mentana, Gianni Morandi e Alessandro Cattelan. La satira all'acqua di rose, innocua al cento per cento, riesce comunque a instillare nello spettatore un importante dubbio sull'accoglienza che l'Italia odierna riserverebbe a un redivivo Duce - o, molto più pragmaticamente, a un suo emulo; politica e sociologia rimangono sempre in superficie, ma per un artigiano di prodotti leggeri come Miniero può decisamente bastare così. 4/10.
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