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The Post

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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La recensione su The Post

di champagne1
7 stelle

... mi caverei un testicolo per essere coinvolto!

Se ai più sono noti certi famigerati risvolti del giornalismo d'inchiesta made in USA (e soprattutto made in New York Times) degli anni '70, non tutti sono a conoscenza delle vicende del Washington Post che nel 1971 era di proprietà di una donna, Katharine Graham, dopo che il marito si era suicidato 8 anni prima. Venuto in possesso dei documenti relativi ad uno studio del Pentagono sulla gestione delle manovre USA in Vietnam, il direttore del giornale, Ben Bradlee, è in grado di poter rivelare al vasto pubblico gli intrighi, le interferenze politiche e infine le spesso sbagliate o inutili manovre militari che portarono a morire in quella terra lontana tanti giovani (ricordate "Nineteen"? uno dei primi brani rap che ricordava che la media dei caduti aveva 19 anni).

Prima del Post ci aveva provato anche il colosso NYT a pubblicare quei documenti, ma la risposta dell'allora Presidente Nixon era stata il blocco delle pubblicazioni, ingiunto da un giudice federale, per il pericolo di mettere a conoscenza del nemico quei disegni e manovre che avrebbero potuto compromettere le operazioni nel lontano Oriente.

Spielberg si cimenta nel racconto di come quello che era allora un piccolo giornale, praticamente locale, pur essendo edito nella Capitale, raccoglie il testimone della sfida e prova a difendere il diritto alla libertà di stampa. Ovviamente lo fa con il suo stile, e cioè lavorando sull'approfondimento dei personaggi e sull'empatia da far scattare nel pubblico; provando a uscire dai discorsi sui massimi sistemi e inoltrandosi sul terreno delle situazioni personali: uno scoop in prima pagina può valere il rischio di vedere fallire l'azienda in cui lavorano decine di persone, mettendo sul lastrico le loro famiglie? può valere il rischio di alienarti la simpatia di cari amici con cui si sono condivisi bei momenti passati? può valere il rischio di distruggere la propria reputazione al cospetto degli altri e ancora più al proprio?

Non essendoci nella vicenda elementi da spy-story o da libro giallo, per alimentare il thrilling non c'è altro da fare che lavorare sul logorio dei tentennamenti, sul filo del tempo che scorre prima della prossima uscita in stampa, sulle contrastanti emozioni che si possono nutrire a distanza di poco tempo, fino a rendere omaggio agli ideali dell'indipendenza giornalistica, responsabilità di governo e parità di genere.

 

E infine il film che scorre appassionante per tutte le 2 ore abbondanti di proiezione arriva anche - per un attimo - a illudere lo spettatore di vivere in un mondo giusto, dimenticando che gli anni '70 sono ormai trascorsi da un pezzo...

Dopo Spotlight (scritto da Josh Singer, uno dei due sceneggiatori della pellicola, l'altra è Liz Hannah), anche quest'anno un soggetto "giornalistico" potrebbe vincere un oscar, anche se mi sembrano più in pole-position i due protagonisti, Tom Hanks e soprattutto Meryl Streep, capace di dar corpo ad un personaggio che nasce come una figlia e moglie insicura dei precedenti editori fino a diventare una combattiva giornalista in prima linea a difendere il suo diritto.

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