Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Con Spielberg negli ultimi tempi è diventato difficile scendere sotto le 4 stelle... Il regista americano torna al film "giornalistico" che negli ultimi anni ha avuto diversi esemplari di successo fra cui il più clamoroso forse "Il caso Spotlight" e ci racconta una vicenda poco nota almeno nel nostro paese, quella della pubblicazione da parte di Katharine Grahame e Ben Bradlee del Washington Post dei Pentagon Papers nei primi anni Settanta, che rivelarono all'opinione pubblica americana dettagli inediti sulla collusione di vari presidenti americani con operazioni militari discutibili durante la guerra del Vietnam. Il film segue il tipico schema dell'inchiesta, a tratti con colpi di scena presi in prestito dal genere thriller, ma ha il merito di farlo con chiarezza, senza inutili arzigogoli che potrebbero alienare la comprensione e la partecipazione dello spettatore. È un tipico film di impegno civile nella tradizione "liberal" che già gli ha dettato il bio-pic su Lincoln di qualche anno fa, dove Spielberg ci raccomanda l'importanza di un sistema mediatico libero dalle costrizioni di un potere corrotto (Nixon ci fa una pessima figura) ma da' spazio anche all'emancipazione femminile e alla temperie culturale che animava la scena americana subito dopo la svolta del 68. Tecnicamente di prim'ordine, con una fotografia di Janusz Kaminski che risplende in interni illuminati con la perizia di un maestro, ma anche con movimenti di macchina sempre funzionali e mai gratuiti, il film perde qualche punto in alcune sequenze troppo espositive, ma nel complesso fa onore al regista e ai suoi interpreti, fra cui un Tom Hanks collaudatissimo che forse Spielberg ormai non ha più neanche il bisogno di dirigere e una Streep alla sua prima collaborazione col regista, che rende con consumata bravura l'evoluzione della sua Katharine da donna timorosa a manager pronta a sfidare le ingiunzioni della magistratura in tribunale. Contorno di caratteristi poco noti ma efficienti che aggiungono un po' di colore, ma lo spettacolo lo fanno i due protagonisti e il ritmo sostenuto di una regia che ormai non deve dimostrare più nulla.
Voto 8/10
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