Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Perché non rimarrà nella storia come Tutti gli uomini del Presidente? Forse per l'eccessiva lentezza, per la poco spettacolarità, per le non così eccelse performances di Hanks e Streep, e tutto questo nonostante le rivelazioni di The post siano, almeno a mio avviso, infinitamente più devastanti di quelle
del Watergate.
Il doppiaggio italiano stavolta credo non renda ampia giustizia, specialmente a Meryl Streep. La storica Maria Pia Tempestini la dipinge alquanto lagnosetta, e anche Tom Hanks appare fumettistico e dedito al ghigno perenne.
La regia di Spielberg risulta eccessivamente pacata, da compitino sufficiente, con una prima parte addirittura propedeutica al sonnecchiamento, senza alcuno strappo alla spettacolarità, o alla zampata d'autore.
Un'ode alla libertà di stampa che viaggia senza strappi verso il classico finale.
Vero che la vicenda tocca Nixon giusto di striscio, ma è lecito pensare che senza l'immediato successivo Watergate, al Washington Post una sonora lezione, economica e politica, non sarebbe stata risparmiata, nonostante il celebrato
“la stampa deve servire i governati, non i governanti”.
Il Vietnam resta una ferita tuttora aperta, una macchia indelebile, la prova di come la cocciutaggine statunitense abbia preferito ordire nell'ombra piuttosto che dare ascolto al Paese.
Ma la Stampa, quella con la S maiuscola, quella che ormai non vive più di ideali, era davvero un quarto potere allora. Poteva sovvertire il pensiero, ribaltare un'idea. Sogno campagne simili oggi, qualcuno che scoperchi il vaso di Ustica, che ci difenda dalle trame occulte, che denunci a spada tratta.
Ma sono decisamente altri tempi.
Magari è ora che il Cinema si accolli queste responsabilità.
Prima che venga imbavagliato anche lui.
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