Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
" Per affermare il diritto di pubblicare, bisogna pubblicare!"
Il quotidiano " The Post" di Washington viene in possesso di alcuni documenti top secret riguardo alla guerra in Vietnam. Li pubblicherà?
Spielberg firma uno straordinario film d'inchiesta, che è anche un atto d'amore nei confronti della professione di reporter.
Un epoca in cui i giornalisti , corteggiati come i calciatori durante la pausa estiva di campionato, rispondono ancora ad un etica professionale che impone confronto e lealtà verso le proprie fonti, può esistere nuovamente soltanto nei sogni , o nella memoria di chi c'era.
Partendo da una sceneggiatura blindata da fatti realmente accaduti, la narrazione non butta via neanche un minuto, nulla di quello che si vede o che si dice è superfluo, tutto è necessario e funzionale al racconto. Ma è la scrittura dei caratteri a fare la differenza: Katherine Graham (La Streep, grande come sempre) ha ereditato la gestione del giornale dal padre defunto, e amministra questa eredità come fosse una missione morale, con dolore e sensi di colpa, ma anche con il coraggio che manca a tanti suoi colleghi uomini; e poi il caporedattore Brandlee ( Tom Hanks ancora più bravo) è un altro che prende decisioni di pancia e che mette in gioco la propria carriera per difendere un idea di democrazia che sta alla base del giornale, proprio dalla sua bocca escono le parole più significative del film ( "per affermare il diritto di pubblicare...bisogna pubbicare").
Il resto è bagarre legale, dialoghi che sembrano scontri a fuoco, duelli rusticani fra scrivanie. Tutto questo è "The Post", un film che specie in una delle ultime inquadrature ( la lunga fila di quotidiani impilati in colonne pronti alla spedizione) rende consapevoli della pochezza dei media odierni, fa venire voglia di distruggere internet e di tornare in edicola a comprare e leggere il giornale.
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