Regia di Yorgos Lanthimos vedi scheda film
Yorgos, è lei?
Donne che non si fanno ammaliare dalle sfumature, ma concepiscono le relazioni nelle sole, dure e inflessibili, cromature del bianco e del nero. Questo ci svelano i loro abiti, che paradossalmente spiccano su quelli vistosi di uomini meno illuminati delle oche che incitano e più miserabili dei menestrelli che colpiscono.
Donne sull'orlo di una crisi di potere, che logora chi non ce l'ha e ancora di più chi ce l'ha.
Il potere quale unica compensazione alla mancanza di tutto il resto, la sottomissione a sé come suo esercizio. Chi è La Favorita in verità? Abigail? No, non è lei.
Gli scacchi della sala su cui danzano e volteggiano riflettono la partita iniziata in nome di quel potere. Le pedine schierate sono quelle della seduzione e del piacere, dell'adulazione e della competizione, ma anche della complicità e dell'amore.
Ad una prima mossa bisogna farne seguire per forza un'altra e...pull...pull..imparerai a sparare, o sarai mangiata.
Ma, una volta diventata la dama che può andare finalmente in tutte le direzioni, assapori e brami potere, ti crogioli nei tuoi privilegi e...scacco matto, della regina però.
Ed eccoti ai suoi piedi, divorata e inghiottita da chi ha più potere e privilegi di te. E soprattutto da chi ha amato e perduto più di te.
Yorgos Lanthimos si libra in volo a bordo della sua macchina da presa e dà una superba prova di maturità registica.
Maturità...il pregio e insieme il difetto di questo film. Manca il fascino della spontaneità istintiva (quasi primordiale) che contraddistingueva i lavori precedenti...sì, durante la loro visione era bello sentirsi spettatore in bilico e cieco, inconsapevolmente in attesa spasmodica di uno shock che mi avrebbe aperto finalmente gli occhi, un po' come accadeva ai personaggi.
Come posso spiegarmi? Uso di seguito, se posso (?), un mio vecchio commento a La Favorita (fatto su un altro sito tempo fa e con un altro nickname: Lee, come Lee Chang-dong...si vede che all'epoca stavo fissato con lui).
C'è un'ibrida, e per questo affascinante, terra di mezzo (The Lobster) che separa due mondi: quello di Yorgos e quello di Lanthimos.
Nel finale de La Favorita l'incantesimo si spezza e Lanthimos ritrova le sembianze di Yorgos.
Tutto il resto del film, seppur magnificamente realizzato, sembra così superfluo alla luce di quelle brevi, ma dense battute finali con cui il regista lacera con violenza mente e cuore dello spettatore. Così come era stato con il finale di Alps; così come era stato con la scena del ballo in Dogtooth.
L'intero film è ricco del talento di Lanthimos, ma solo il finale è puro Yorgos.
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