Regia di Yorgos Lanthimos vedi scheda film
Lanthimos fiammingo
Ironico, sensuale, crudele. Si sorride a denti stretti, a volte si ride proprio, poi si sta male per aver riso. Poi si sta male e basta, e prende un crampo allo stomaco, come quando si vomita per eccesso di vino, di gola o di veleno. Lanthimos sembra divertirsi sadicamente alle spalle di due attrici glamour come Rachel Weisz ed Emma Stone: spinte nel fango, frustate, sfregiate, ustionate con la soda caustica, macchiate di sangue, in un catfight d’intelligenze, le cui conseguenze investono privato e pubblico (che non sono in fondo, oggi come ieri, la stessa cosa?). Olivia Colman sembra una bambola di porcellana, ammaccata e stanca. Gli uomini restano sullo sfondo, vengono maneggiati dalle donne come strumenti e sembrano tutti uguali: inutili bambocci imbellettati, buoni per il tiro a segno (letteralmente). Un film femminista, fiammingo, farsesco: l’uso del grandangolo distorce continuamente lo spazio, come lo specchio circolare di van Eyck, che rivela la finzione del pittore-regista mentre realizza la sua opera. Un’opera che è perfetta, in ogni maledettissimo dettaglio.
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