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La favorita

Regia di Yorgos Lanthimos vedi scheda film

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La recensione su La favorita

di mm40
3 stelle

All’inizio del 1700 la regina Anna d’Inghilterra è spocchiosa, intrattabile e mentalmente instabile. La sua favorita, moglie del condottiero che sta sfidando le truppe francesi in una guerra sanguinosissima, se la intende con lei. Ma a corte arriva la cugina della favorita, destinata ben presto a rimpiazzarla.

Tonnellate di perplessità assalgono lo spettatore alla visione di questa opera, e al suo termine si saranno perfino moltiplicate; perché La favorita non è neppure un onesto tentativo malriuscito o un’occasione perduta: è proprio un film sbagliato, a ridosso dell’inutilità. Yorgos Lanthimos, Autore con la maiuscola di un cinema distopico, claustrofobico, cerebrale e dalle riconoscibili caratteristiche (incedere in crescendo, totale disinteresse della definizione dei personaggi, dialoghi ultraveristi, montaggio raffinatissimo), accetta qui di licenziare un’opera biografica in senso stretto conferendo al prodotto una patina farlocca da elegante kolossal in costume che trasuda artificiosità – e pertanto inganno – da ogni fotogramma. Non solo si snatura il regista, ma anche il suo cinema, che poca cosa già di per sé non è; carrellate insensate, scene a lume di candela di kubrickiana memoria, riprese col grandangolo del tutto fuori luogo si sprecano – nel senso della parola, perché a nulla servono in termini di resa estetica, né tantomeno migliorano la tenuta di un racconto sbracato fino alle due ore tonde di durata, ma che si potrebbe tranquillamente riassumere in tre righe. L’obiettivo si presume sia quello di dimostrare la crudeltà femminina, la totale mancanza di freni inibitori della donna di fronte al potere, tale e quale all’uomo in quanto a egocentrismo e smania di dominazione; in realtà però la sceneggiatura di Deborah Davis e Tony McNamara (per la prima volta Lanthimos non mette mano a un suo copione, altro dettaglio inquietante) dice involontariamente molto di più poiché tratteggia, accanto a una manciata di donne malvagie e folli, una salva di uomini stupidi pericolosamente al confine con il ritardo mentale, fra i quali quelli più intelligenti sono le sordide canaglie, comunque destinate a soccombere in tanto e tale matriarcato. Bene naturalmente il tris centrale di interpreti: Emma Stone, Rachel Weisz e Olivia Colman; i momenti peggiori sono invece quelle due sequenze al ralenti – totalmente superfluo, e totalmente superflue le sequenze in toto – con musica classica in sottofondo che fa tanto spot del bagnoschiuma del discount. Perplessità, solo perplessità, e il Leone d’argento a Venezia non ne fa fuggire nemmeno una. 3/10.

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