Regia di Yorgos Lanthimos vedi scheda film
Nell'ultimo film Lanthimos torna ai fasti dei suoi lavori migliori
Inghilterra, corte della regina Anna, ultima erede degli Stuart (1702-1707).
Il Paese è in guerra con la Francia, il conflitto ha quasi prosciugato le finanze statali, ma nel palazzo reale si gozzoviglia come sempre.
Lady Sarah Churchill Marlborough (Rachel Weisz) è la favorita e anche amante di Anna (Olivia Colman) che, con diciassette gravidanze interrotte, è diventata depressa, gottosa e affetta dalla sindrome di Hughes.
Anna si circonda di coniglietti che ama come figli e dà sfogo alla sua bulimia mentre lady Sarah governa il paese in sua vece.
Arriva però ben presto la cugina Abigail baronessa di Masham (Emma Stone) caduta in disgrazia per colpa del padre ma decisa a riprendersi il posto che spetta al suo alto lignaggio, e, approfittando dello spazio lasciato libero da Lady Sarah impegnata in affari di Stato, s’insinua nelle grazie della regina passando anche sotto le sue lenzuola.
La lotta all’ultimo sangue fra le tre donne è “… il caso raro di un storia concentrata su tre protagoniste femminili che vengono presentate come tre essere umani, ben lontano da quello sguardo maschile sul cinema che le relega a oggetti del desiderio o casalinghe. – spiega il regista - Abbiamo cercato di dare un contributo facendo vedere che queste donne sono fantastiche e orrende come ogni altra persona. In base al loro umore, alla loro opinione, queste persone prendono decisioni che hanno effetto su migliaia di persone. E questo non ha tempo…”
Deborah Davis e Tony McNamara alla sceneggiatura e Lanthimos alla regia danno vita ad un film di seducente costruzione formale, denso di umor nero e satira sociale, dove le bizzarrie barocche denotano profonda conoscenza e corretta applicazione di questo stile affermatosi come il più idoneo per indicare un'epoca di conflittualità, “segnata dallo scontro ideale, politico e religioso, dalla continuità e ampiezza della guerra, dalla crescita dell'antagonismo sociale, dalla rivoluzione, dalle puntigliose questioni di precedenza […] e dalla frequenza del duello” (Rosario Villari).
Il barocco cinematografico di Lanthimos ricorre alla fotografia Robbie Ryanper distorcere e allungare l'immagine con lenti anamorfiche, così che l’opulenza scenografica ne risulti alterata e in uno spazio grande le figure rimpiccioliscano.
Al messaggio politico, sempre sotteso e pregnante quanto più ammantato da simboli e metafore, Lanthimos aggiunge una ricerca estetizzante che trova piena cittadinanza per la novità d’interpretazione.
Siamo nei dintorni di Kubrick con sconfinamenti verso Fellini e Greenaway quando entra in scena la regina Anna, ma il gusto irridente un po’ macabro, lo spiazzamento continuo dei personaggi, la scelta di girare un film in costume su di un secolo, il ‘700, che non ha più nulla da far vedere al cinema, tanto l’hanno girato come un calzino, dà a The favourite l’impronta inconfondibile di Lanthimos.
Nulla più è vecchio, già detto e già visto, il suo cine-occhio ha decostruito e poi ricostruito e quello che vediamo è un mondo nuovo.
Se si comincia a conoscere Lanthimos partendo da Kynodontas e poi si prosegue con Alps è consigliabile fare un bel salto fino a The favourite , magari con una piccola sosta sul Sacrificio del cervo sacro che indubbiamente merita.
Il resto è corollario, non si butta niente di un grande autore, ma ci sono tappe speciali che di una storia artistica sono le punte avanzate, quelle che lo consacrano grande.
E che Lanthimos sia un abile fascinatore delle platee che sanno che da lui ci si può aspettare di tutto The favourite lo conferma e sottolinea.
Del resto, non era così che funzionava in Kynodontas?
La famigliola perbene di buona borghesia abbiente che nasconde dietro la facciata quello che si può definire un oltre-mondo, dove la realtà è così ribaltata che ciò che sapevamo della struttura antropologica dell’uomo cessa di esistere secondo regole universalmente riconosciute è, mutatis mutandis, il modello universale di un mondo tragicamente diviso tra apparenza e sostanza, e il linguaggio si mette al suo servizio con grande naturalezza perchè “la logica non penetra mai nella lingua dall’esterno, non ha origine al di fuori della lingua, ma i mezzi per designare i rapporti logici come tali si sviluppano solo a poco a poco nella lingua”. (Bruno Snell, La formazione dei concetti scientifici, in La cultura greca e le origini del pensiero europeo, Einaudi, 1963)
Nella decostruzione della realtà e nel giuoco di ruolo Lanthimos è l’occulto game master, sembra quasi godere a spiazzare deviando significati, mischiando le pedine, costruendo un teatro dell’assurdo in cui nulla è mai quel che sembra.
La base sonora di Vivaldi con i suoi Concerti per Viola d'amore nell’interpretazione della violinista barocca di Chicago Rachel Barton Pine sono il complemento essenziale per calarci in quel secolo, ma un martellamento ritmico e ossessivo di timpano impazzito prende spesso il sopravvento, il bello e il brutto sconfinano e l’uno si riversa nell’altro ghignando, la Morte domina paziente e sovrana, sa che nel suo freddo abbraccio prima o poi tutti cadranno.
Degno pronipote di Euripide, c’è in Lanthimos lo stesso sguardo freddo, severo e consapevole che gli aizzò contro le Baccanti della Tracia facendolo a pezzi (le strane leggende antiche!).
Dietro il naturalismo kubrikiano che ci regala fastosi scenari d’interni ed esterni, sentiamo puzza di marcio sotto parruccone incipriate e crinoline strizzate, e i candidi animaletti che scorrazzano innocenti sui lucidi marmi non cancellano le perversioni inaudite che si consumano dentro le segrete stanze.
Lady Sarah non conosce mezze misure per far fuori la giovane Abigail,ma Abigail, dal canto suo, impara ben presto l’arte e mena fendenti da maestra. Il suo arrivo a corte fa pensare a certe storie di povere orfanelle ignare del nobile sangue che scorre nelle loro vene, ma non è così.
Abigail sa quel che vuole e a chi lo deve contendere, e se dovrà far sesso con la flaccida regina bene, il mio regno per un cavallo?
No, il mio cavallo per un regno e muoia la concorrenza.
Un dramma di grande attualità fra parrucche e crinoline, ma chi ne dubitava?
E’ Lanthimos, signori!
www.paoladigiuseppe.it
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta