Regia di Yorgos Lanthimos vedi scheda film
Uscito da un quadro di Francesco Mazzola, molto più noto come Parmigianino, con un uso inesorabile, elegantissimo e convesso del grandangolo, come lo stesso autoritratto allo specchio di Vienna, il film di Lanthimos, parla dei giochi di potere tra tre donne, intervallando piani sequenze elegantissime in una carrellata come fossero grandi dipinti d’
Lanthimos
Power games: Never underevaluate a blonde!
Uscito da un quadro di Francesco Mazzola, molto più noto come Parmigianino, con un uso inesorabile, attraente e convesso del grandangolo, come lo stesso autoritratto allo specchio di Vienna, il film di Lanthimos, parla dei giochi di potere tra tre donne, intervallando piani sequenze elegantissime in una carrellata come fossero grandi dipinti d’epoca, un pò come l'incipit di the Pope in Sorrentino.
La favorita è un film assolutamente da vedere anche solo per gli scorci, l’eleganza dei costumi, degli spazi, l’intelligenza e sagacia dei dialoghi, la maestria di recitazione di una irriconoscibile e appesantita Olivia Colman, da Oscar, in relazione a Weisz e la temibile biondina Stone, oltre alle innumerevoli ironiche trovate dei frizzi e lazzi settecenteschi, come il lancio di pomodori all'uomo nudo in parrucca o la passeggiata con gallina.
In realtà le tre donne, sono delle sopravvissute, al di la del loro ruolo sociale; regina, cortigiana e domestica, tutte in qualche modo prive di amore, ferite, abbandonate, vendute.
La pellicola narra dolori, amori, scelte politiche della regina Anna Stuart corredata da intrighi di corte, di donne vipere attorno a lei, da cui viene usata e amata a ritmi alterni.
17 conigli, 17 come i figli che ha perso, sono la vera e sana compagnia consentita e autentica, oltre che il catetere verso il dolore delle perdite subite negli aborti; delle altre c’è da dubitare. Personaggio fragile, insicuro dai variegati gusti sessuali, spesso prevalenti e ceduti alle grazie fisiche più che alle decisioni di pace o politiche, essa rappresenta il personaggio ideale per film e libri.
L'eleganza di Lanthimos in questo film lo fa corrispondere a una sorta di Sorrentino Greco a tiro con la grande bellezza, non a caso forse i due nati a tre giorni di distanza, con la stessa camaleontica personalità, corredata da gusto inesauribile che, nel caso del greco, non vede ancora decaduta l'originalità degli script e l'idea necessaria per concepire film intelligenti.
Quando ho domandato al regista come mai l'uso del grandangolo e se l'idea gli fosse venuta da un autoritratto di Parmigianino allo specchio conservato a Vienna, mi ha risposto che si, lui ama unire tecniche diverse supercontemporanee a un ambiente antico e che ogni scelta visiva che facciamo deriva dal nostro passato e da quello che abbiamo visto. Aggiungendo che la pittura rinascimentale italiana per lui è molto interessante.
E so soddisfazioni....
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