Regia di Yorgos Lanthimos vedi scheda film
Venezia 75 - Concorso ufficiale.
Ogni tipo di equilibrio sottoposto alla paludosa natura umana, non può mai ritenersi completamente impermeabile alle sollecitazioni e a nessuno è concesso il lusso di sentirsi realmente al sicuro, anche quando insediato in una posizione privilegiata. La guardia deve essere sempre alta e non è detto basti per evitare spiacevoli disarcionate, soprattutto se in palio c'è la massima espressione del potere e fuori dalla porta di casa la povertà toglie le forze, così come il fango soffoca gli odori e il piacere.
Inghilterra, inizio 1700. Sotto il regno della regina Anna (Olivia Colman) la nazione è impegnata in una dispendiosa guerra contro la Francia, sulla quale le opinioni sono suddivise in due fazioni contrapposte: chi insiste per proseguire il conflitto, come la duchessa di Marlborough (Rachel Weisz), e chi vorrebbe contrattare la pace, come il nobile Harley (Nicholas Hoult), anche per evitare l'insurrezione del popolo, che ha già pagato un prezzo salato.
Nel frattempo, l'arrivo a corte di Abigail (Emma Stone), scelta per occupare un semplice ruolo da domestica, scombina gli equilibri all'interno delle stanze del potere. A prima vista, la giovane sembrerebbe fedele e indifesa, ma in realtà punta a diventare la favorita della regina e per raggiungere il suo scopo è disposta a calpestare ogni forma di morale.
Dalla Grecia della crisi economica che ha minato il tessuto sociale nella sua umanità (Kynodontas) e dal futuro distopico (The lobster), Yorgos Lanthimos vola indietro nel tempo, confermando la regola secondo cui nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma, per cui numerose caratteristiche sono rintracciabili in qualunque epoca.
Ovviamente, The favourite ha solo le fondamenta del period drama d'ordinanza, sul quale il prolifico autore greco - al terzo lavoro in quattro anni e abbonato ai palmares dei festival dove presenzia - apparecchia una spudorata commedia del potere con tre figure femminili nei ruoli chiave, ricordando così quanto la posizione dominante conti più di ogni altro aspetto, un assetto innervato da un umore acido, sottilmente perverso, e dell'animo feroce.
Una spaziatura abitata da intrighi e manipolazioni, machiavellica per la mancanza totale di scrupoli, una messa a soqquadro di una corte opulenta, con un persistente crescendo di malignità, sempre circondata da un umorismo furente, inspessito da battute al vetriolo e azioni fuori controllo che portano continui scostamenti tra chi sale sulla torre del potere e chi invece è costretto a ripiegare, rischiando di farsi molto male.
Così, prende corpo un'intelaiatura dall'assetto scoperto, con le vele a favore di vento, sospinte da un trio d'interpreti abili a enucleare la naturale predisposizione dei relativi personaggi a vendere l'anima al diavolo pur di assicurarsi i target prefissati. Emma Stone passa dall'effervescenza delle sue interpretazioni più popolari (su tutte La La Land) alla tossicità di una vipera ammaliatrice, Rachel Weisz risponde a tono, aggiungendo l'impronta garantita dal fattore esperienza, mentre Olivia Colman è magnifica nell'impersonificare una regina trasandata, per una metà succube, per l'altra determinata ad ottenere ciò che anela (e non si tratta dei soliti canovacci offerti con regolarità dal genere).
Dunque, il materiale umano è di prima scelta e impreziosisce le ronde malsane impostate da un Yorgos Lanthimos indubbiamente ammorbidito rispetto alla norma - a parte alcune sonorità distorsive e angoli di ripresa esasperati, con grandangoli in bella evidenza -, di lettura immediata, ma ben disposto a rovesciare sul piatto stilettate assortite e velenose, un corollario affollato di arrivismi e coercizioni, un'irriverenza senza epoca e una sterminata proiezione salace.
Audace, provocatorio e allergico alle scorciatoie, esattamente come l'istinto sussurra subdolamente all'inconscio di essere quando in ballo ci sono il potere e i piaceri della carne.
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