Regia di Lenny Abrahamson vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE
Alla fine del Secondo Conflitto Mondiale, un giovane medico di famiglia di nome Faraday, viene convocato a curare una giovane cameriera sofferente, presso una nobile abitazione inglese poco lontano dalla città, conosciuta come Hundreds Hall, da generazioni appartenente alla famiglia nobile degli Ayres.
Per una combinazione del destino, la madre del bambino era stata da giovane una cameriera nella villa, circa un ventennio orsono, quando la famiglia versava in condizioni economiche decisamente migliori e poteva permettersi decine di anime addette alla cura della grande magione.
Sin da bambino il ragazzino ora medico, fu sempre affascinato dalla casa, tanto da arrivare, durante una visita effettuata con la madre, a staccare un pezzo di cornice di quadro e ad occultarlo con sé per ricordo.
Il medico, giunto a destinazione, conoscerà i due figli ormai adulti della vedova padrona di casa: la figlia leggermente claudicante Caroline, sulla trentina ed ancora zitella, ed il bizzarro figlio Roddy, tornato gravemente ferito e orrendamente sfigurato dalla guerra, compromesso nel fisico come nella psiche, ma anche in grado di percepire meglio di altri le strane interferenze che aleggiano tra i corridoi cupi di quella sinistra villa nobiliare ormai sul viale del tramonto, e vicina alla rovina.
Il medico diventerà sempre più vicino alla famiglia, curando il ragazzo, guarendo la zoppia della giovane, e fornendo consigli gestionali alla madre dei due, intenzionata a cedere parte del parco della villa per lucrare su una speculazione edilizia progettata da tempo, e mai realizzata per indecisioni di varia natura.
Ma cosa lega in modo così profondo il medico ai misteri di quella casa? Quali calcoli passano nella sua mente difficilmente decifrabile, e quali sono i segreti che si annidano all'interno di quei muri sgretolati sempre più vicini al crollo?
Lenny Abrahamson, in passato regista assai interessante con l'inquietante Room, il bizzarro Frank, il glaciale Cosa ha fatto Richard, ed il tenero, adorabile Garage (per citarli in ordine cronologico inverso), ce la mette tutta per spiegarcelo, ma ci mette troppo tempo, senza per questo convincerci più di tanto nel suo vago dispiegamento dei fatti.
Il film infatti tende a perdersi sin troppo nelle viscere di una storia lunga oltre un ventennio, lasciando un po' a bocca asciutta lo spettatore, in qualche modo se non avvinto, almeno incuriosito dall'intreccio, e desideroso di ricevere spiegazioni che non si pretende risultino plausibili, ma almeno un po' meno evasive.
Insomma le premesse di un film dalla solida - seppur per nulla originale - base di partenza c'erano tutte, come pure dal cast di tutto rispetto - Gleeson giovane figlio di Brendan, la Rampling un po' sottotono, l'ottima Ruth Wilson, l'ancor più bravo ed inquietante Will Poulter, fantastico in Detroit della Bigelow. Ma la materia stenta a lievitare, afflosciandosi nel non detto, nei segreti che vengono solo timidamente accennati senza fornirci conferme decise che mai come in questo frangente sarebbero risultate gradite e confortanti, senza pericolo di dover sconfinare nella verbosità.
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