Regia di Lenny Abrahamson vedi scheda film
Dramma dai tragici risvolti, ben diretto, scritto e interpretato. Una dolorosa metafora del decadimento provocato dal trascorrere degli Anni. La lussuosa dimora al centro della narrazione si avvia verso un inarrestabile declino, che coincide con quello cui vanno incontro i suoi ospiti. Anche quelli stranieri, e piccoli. Piccoli d'animo.
Buckinghamshire, Inghilterra, 1948. Il dottor Faraday (Domhnall Gleeson) riceve una chiamata dagli Ayres di Hundreds Hall, rinomato podere nel quale sua madre ha lavorato in passato come domestica. Faraday, nel lontano 1919, da bambino entrando nella dimora ne rimase letteralmente affascinato, e il ritorno in quel luogo, risveglia in lui sogni e desideri di rivalsa sociale. Adesso, però, il glorioso passato di Hundreds Hall è solo un ricordo. La tenuta è in declino, abitata dalla Sig.ra Ayres (Charlotte Rampling), la giovane domestica e i due "nobili" figli: Roderick (Will Poulter), sfigurato a causa di una ferita in guerra e la depressa Caroline (Ruth Wilson). Faraday, noncurante dei suggerimenti di Roderick circa un imminente tragedia probabilmente scatenata dal potere nefasto del luogo, lentamente tenta di insinuarsi negli affetti di famiglia, approfittando della solitudine di Caroline.
"Tutti condividiamo il principio generale che la personalità si divida in una parte conscia e una inconscia." (Singolare dichiarazione -dal sapore di confessione- pronunciata dal dott. Faraday)
"I giorni seguenti sono una macchia confusa. Un brutto sogno da cui tardai molto a risvegliarmi. Persi Hundreds Hall... e Carolina. Senza dubbio, a Lidcote si rideva molto a mie spese. Questo mi insegnerà a non mirare in alto. Per un po', valutai se andarmene, ma non si può sfuggire a se stessi." (Faraday)
Il regista irlandese Leonard Abrahamson gira una suggestiva sceneggiatura derivata dal romanzo The little stranger, scritto nel 2009 da Sarah Waters. La coproduzione con l'Inghilterra garantisce un budget di tutto rispetto, in grado cioè di garantire il coinvolgimento di un cast tecnico/artistico di rilievo. A cominciare da Ole Bratt Birkeland, eccellente tecnico della fotografia, per proseguire con l'ottimo lavoro effettuato da costumisti e scenografi -qui impegnati a rendere credibile il contesto storico- sino alla scelta appropriata dei protagonisti. Protagonisti che sono, tutti, perfettamente calati nel ruolo, con l'aggiunta di una indovinata comparsa, l'indimenticabile Charlotte Rampling, semplicemente verosimile nel ruolo di anziana in triplice decadenza (fisica, economica e psicologica). The little stranger (titolo originale assai più in tema di significato rispetto a quello italiano) è un profondo e inarrestabile viaggio -bruscamente interrotto- nel contorto universo psicologico di un medico represso, che tenta (arrivando a rinnegare la propria genealogia) di inserirsi nel mondo "superiore" della nobiltà. Ma la nobiltà non è solo quella data dal benessere economico. È uno stile di vita, una dote, un atteggiamento che non si può raggiungere se non lo si eredita. Questo, almeno, sembra essere -in poche parole- il senso morale del bel racconto alla base del film.
Dramma, dunque. Con derive nella tragedia. E l'horror? Il primo nobile che incontriamo nel film si chiama Roderick Ayres: nome che non difetta in fatto di similitudine con Roderick Usher. E non è casuale che il film inizi con un "ospite" che arriva alla Hundreds Hall. Sembra, infatti, di trovarsi in una versione aggiornata (la macchina invece della carrozza) di uno dei migliori titoli Anni '60 della AIP di Roger Corman (I vivi e i morti, Il pozzo e il pendolo). E su questo sottile percorso il film procede, tra suggestioni fantasmatiche (ad esempio l'incombenza spiritica della piccola Suki) e insinuose allusioni alla follia. Scricchiolii, rumori notturni, botti alle pareti: fenomeni che sconvolgono, in progressione, prima la domestica, quindi Roderick, l'anziana Ayres e Caroline. Incurante di tutto questo, si muove Faraday, personaggio pragmatico e quindi cinico, determinato a raggiungere un altro livello sociale. Che non gli appartiene e che non potrà mai consolidare (il matrimonio infranto). Film raffinatissimo, che tiene incollati per seguire lo svolgersi degli eventi sino all'inatteso twist con disvelamento della reale natura del protagonista. Quindi, sì: horror totale per come mette in luce la mostruosità (latente?) che può prendere il sopravvento anche sull'animo più buono, altruista e gentile del Mondo. Magari, solo e soltanto perché l'incantesimo s'è infranto.
Curiosità
Per dare una idea dell'imponente lavoro sostenuto nel ricreare il contesto storico, basterà segnalare che nel film compaiono una copia del Times del 9 febbraio e una del 22 dicembre 1948.
L'incanto di Faraday
"La prima volta che vidi Hundreds Hall fu nel luglio 1919. Ero passato spesso davanti ai suoi cancelli, senza mai pensare che si sarebbero aperti per me, un qualsiasi contadinello. Oh, l'intero mondo di Hundreds Hall mi impressiono' tantissimo. Mia madre me lo aveva descritto spesso, ma nulla poteva prepararmi all'incanto con cui mi sedusse quel giorno." (Faraday)
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