Regia di Marc Francis, Max Pugh vedi scheda film
I due registi filmano la vita ascetica di questa comunità religiosa costituita da Thich Nhat Hanh – un illuminato Maestro Zen – e basata su Sei precetti, molto simili a quelli della Regola francescana (letizia, castità, povertà). Il tempo viene scandito dai rintocchi di campana (ogni 15 minuti) che permettono al discepolo di assaporare il singolo istante nella pienezza dell’hic et nunc, grazie anche alla pratica della meditazione buddista oggi chiamata Mindfulness, capace di far conseguire all’adepto l’essenza in astratto del proprio esistere.
È stato certamente suggestivo partecipare, seppure come indiretti spettatori del documentario, alla ritualità della spiritualità di questi fedeli, affidata a preghiere e inni sacri che, sebbene incomprensibili per chi era presente alla proiezione del film nella sala gremita, hanno suscitato un profondo senso di comunione d’anime (Uno con l’Universo).
Meno interessante risulta invece la parte che si svolge al di fuori della dimensione monastica, dove vediamo prevedibilmente sia i rapporti dei fedeli con i familiari – possono andare a trovarli ogni due anni – che le trasferte per sedute di gruppo organizzate, alla guida delle quali spesso c’è proprio il Venerabile Sensei (da alcuni allievi chiamato con affetto Yoda, per motivi facilmente intuibili), nella sua umiltà portatore di un “costante, tranquillo, fine, impenetrabile, forse benigno, forse schernevole, saggio, multirugoso sorriso”.
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