Regia di Febo Mari, Arturo Ambrosio vedi scheda film
Nella Sardegna di inizio Novecento, Rosalia è costretta a lasciare il figlioletto al lontano padre, poiché non è in grado di mantenerlo a livello economico. Molti anni dopo, il figlio (che sta per sposarsi) vuole ritrovare la madre e torna nel luogo delle sue origini, dove troverà la genitrice in penose condizioni. Noto al pubblico per l'unica apparizione cinematografica di Eleonora Duse, grandissima attrice teatrale e una dei tanti amori di Gabriele D'Annunzio, qui ormai sui sessant'anni, il film racconta il rapporto tra un figlio che, inizialmente titubante, cerca di convincere la stessa madre e la futura moglie ad accoglierla in casa propria e un genitore che vuole far continuare la vita che il figlio ha già costruito senza l'"intoppo" di dover badare alla salute di lei, e tutto ciò è gestito in maniera estremamente drammatica. Il punto forte del film è proprio l'interpretazione della Duse, che sembra quasi mettere da parte la vena di recitazione teatrale e gestisce il suo personaggio in modo fantastico e senza enfatizzare troppo le espressioni facciali, cosa che però non riesce a fare Febo Mari, regista e interprete del figlio, che in alcuni tratti estremizza troppo e va sopra le righe.
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