Regia di Michael Spierig, Peter Spierig vedi scheda film
All'ottavo capitolo la serie di Jigsaw scivola involontariamente nella parodia. Successo di pubblico per un film, per quanto violento, purtroppo anche ridicolo...
In un fienile cinque persone senza legami riprendono i sensi trovandosi imprigionati, con una catena al collo. Ascoltano allibiti una introduzione di John Kramer (Tobin Bell) che dà corso ad un nuovo sadico gioco. I cinque devono confessare le loro (gravi) colpe, per sopravvivere ad una lunga serie di trappole. Quando, all'esterno, cominciano ad apparire nuovi cadaveri, il detective Halloran crede che sia all'opera un emulatore di Jigsaw. I sospetti ricadono sul medico legale Logan, e su una sua aiutante, Eleanor, una fanatica collezionista delle trappole dell'Enigmista.
Dal 2010, ovvero dopo il mediocre capitolo sette girato in 3D, si erano (per fortuna) perse le tracce di John Kramer e delle sue cervellotiche e impossibili trappole. I boss della Twisted Pictures (con il supporto produttivo dei creatori del brand di Jigsaw, ovvero James Wan e Leigh Whannell), pensando di sfruttare ancora il soggetto predispongono questo ottavo tassello che, nelle intenzioni, dovrebbe anche costituire una sorta di rilancio. Compare infatti, nel ruolo di cinico moralista e gravemente ammalato, di nuovo John Kramer. E la trovata per riportarlo sullo schermo (che qui non si racconta per evitare lo spoiler) ha un suo efficace effetto. Però è tutto il resto che funziona male. Anzi, non funziona per nulla.
L'inizio surreale con ingranaggi di precisione (le seghe rotanti) sprofonda nel comico involontario con la messa in scena delle cinque vittime che hanno -in testa- un secchio da mungitura corredato con lampadina rosso/verde (!!!). Purtroppo questo eccesso si ripete in ogni trappola, talmente elaborata da apparire più che inverosimile, grottesca. E la morale di Jigsaw, declinata senza varianti per l'ottava volta con tono solenne, specie nel doppiaggio italiano, contribuisce a smuovere -più che brividi- sonore risate. Certo, il gore è copioso e, anche se gli autori nelle interviste dei contenuti speciali lo minimizzano, di fatto è l'unico motivo che dà senso alla visione. Almeno fintanto che non entra in scena... un frullatore gigante: e allora anche il più ben disposto è costretto ad ammettere che la saga dell'Enigmista è ormai conclusa da tempo, e questo capitolo -come alcuni precedenti- ne è solo una involontaria parodia. Con un finale aperto, che minaccia un nono episodio. Un discreto successo al box office: risultato che è inversamente proporzionale alla qualità.
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