Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
Dopo un periodo in cui il proprio atteggiamento verso la morte incontra nuove direzioni, Lucio Fulci dirige proprio un film che ruota intorna alla morte e al disagio della vita mutilata dagli affetti. C'è un'atmosfera autunnale, da crepuscolo, tipo una fiamma che si spegne piano piano, come quegli orizzonti d'ottobre che ci allontanano dall'estate e dal caldo piacere dei sensi, per introdurci nel freddo e nel rigore del meccanismo invernale. Non per altro la parte finale del film è ambientata in una casa che da sul mare, ma un mare invernale, privo di riferimenti estivi o turistici, lontano dall'iconografia vacanziera o anche solo e giustamente esotica di tanti road movie. Fulci riflette, o meglio inizia a riflettere sulla morte. Se questa sua nuova carriera cinematografica è discussa da molti, visti i precedenti film di successo, va detto che è una sezione di lavori forse di difficile interpretazione.
Se la messa in scena non è dignitosissima, e la mano è un po' fiacca, lo sguardo quello no. Lo sguardo di Fulci rimane lo stesso, e grazie a Dio ci mostra il disagio delle nudità davanti alla nudità della vita. Quando la vita si mette a nudo e perde tutto, ci rimane solo la morte. Eppure l'amiamo, e il desiderio di vita, seppur minato dalla presenza storica della morte, rimane forte e ambito, come se fosse un dolce miele. Un dolce miele del diavolo.
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