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Per salire più in basso

Regia di Martin Ritt vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Per salire più in basso

di ethan
7 stelle

'The Great White Hope' (in Italia 'Per salire più in basso') di Martin Ritt - come scrive giustamente Roberto Ellero nel suo Castoro dedicato al cineasta americano - è un film che 'soffre' la sua origine teatrale, vale a dire il testo di Howard Sackler, dallo stesso scritto per lo schermo, con tanti momenti dove sono i dialoghi, lunghi ed estenuanti, ad avere la meglio sulle immagini, montate comunque magistralmente, con inquadrature molto brevi, specie nelle parti sportive, da William Reynolds.

La pellicola, usando nomi fittizi e con l'avvertimento in una didascalia 'Molto di ciò che segue è vero', narra la travagliata vita del pugile Jack Johnson, primo afroamericano a conquistare nel 1908 l'ambita corona di Campione del Mondo dei Pesi Massimi, fino alla sconfitta all'Havana nel 1915.

Lo script concentra le sue attenzioni sugli aspetti razziali e personali del pugile (interpretato con foga e passione da James Earl Jones, oltretutto molto somigliante e della esatta statura del vero atleta), specialmente la sua relazione con Eleanor (Lucille Cameron nella realtà, resa sullo schermo grazie alla sofferta e commovente prova di Jane Alexander), dalla quale scaturiranno i suoi guai giudiziari, che lo vedranno costretto a lasciare il Paese, riparando in Europa e poi in Messico dove, braccato dalle autorità, sarà costretto ad un incontro a Cuba, in cui perderà, più o meno volontariamente, il titolo.

Mentre la parte sulla tematica razziale è molto convincente e ben sviluppata, con descrizioni di attacchi da parte dei bianchi, che lo appellavano spregiativamente con l'appellativo nigger e confronti anche con uomini della sua stessa razza che lo tacciavano di non essere troppo attento alla causa, poiché aveva un tenore di vita molto elevato, tipico dei bianchi e, ancor più, intesseva relazioni con donne bianche, quella sentimentale tende a volte a scivolare troppo verso il mélo e a soverchiare tutto il resto.

La parte sportiva invece, con rammarico, essendo quella girata meglio, è la più breve: è composta da una bella inquadratura iniziale dove la parte superiore del quadro riprende unicamente le gambe di due atleti, uno bianco e uno di colore, con i brusii del pubblico sullo sfondo, con il primo a cadere alla fine al tappeto, per poi passare a qualche sequenza degli allenamenti del pugile, operando un'ellissi sul match con Jeffries, definito la 'sfida del secolo', mostrando le schermaglie  tra i due durante le operazioni di peso e poi solo i festeggiamenti di Johnson a vittoria ottenuta e, finalmente la sfida finale all'Avana, molto accurata e filologicamente attendibile, dove viene sconfitto.

I due protagonisti ottennero entrambi la candidatura all'Oscar, ma anche le prove in parti secondarie di Robert Webber, R.G. Armstrong, Hal Holbrook e Beah Richards sono rimarchevoli.

Voto: 7 (visto in v.o.s.).

 

 

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