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La Celestina P... R...

Regia di Carlo Lizzani vedi scheda film

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La recensione su La Celestina P... R...

di LorCio
4 stelle

Se è vero che il recupero dei divi del cinema del passato avrebbe conosciuto una sua fase interessante col cinema dei fratelli Bertolucci (Bernardo farà recitare Fosco Giachetti, Milly e Yvonne Sanson nel Conformista, Francesca Bertini in Novecento, Alida Valli in svariati film sia suoi che di Giuseppe), è anche vero che un primo esempio di riscoperta delle star di regime lo si fece con questo film. Il caso di Assia Noris è molto particolare: prima donna del cinema italiano fascista, madrina dell’Asse ed esempio di diva da esportazione, fu addirittura deportata in Germania, e poi scomparve tra teatro e parti minori.

 

Che un regista come Carlo Lizzani, dichiaratamente di sinistra ma tutt’altro che conforme al dogma almeno in campo cinematografico, abbia voluto dirigere un personaggio affascinante ed ambiguo come Assia Noris è certamente interessante (anche se non escludo il fine alimentare), specie se si considera il fatto che il soggetto è della stessa attrice. La storia è una rivisitazione in chiave moderna della Celestina, ambientata in una Milano da rotocalco che anticipa le ubriacature degli anni ottanta. Ovviamente è un veicolo per l’attrice, desiderosa di ritrovare una ribalta perduta da troppo tempo, pregio e difetto del film: la Noris s’impossessa del film, se lo porta devozionalmente sulle spalle, lascia che tutto ruoti attorno al suo diabolico personaggio (racchiuso tutto in una frase da mandare a memoria: “Mi nascondo nel cinismo per provare sentimenti che comunque non provo”) e dimentica di lasciare spazio ad una storia che è piena di buchi di sceneggiatura e di cose poco chiare (ma che lavoro fa Celestina prima di inventarsi le pubbliche relazioni? La ruffiana o la prostituta?).

 

Il poco ritmo non rende giustizia a qualche trovata gustosa (il braccio alzato di Piero Mazzarella) e qualche personaggio niente male (la signora industriale che non vuole pagare le tasse). Ma nonostante la fragilità e la debolezza, c’è una battuta memorabile: un tipo chiede a Mazzarella dal braccio alzato “Marcia su Roma?” e lui risponde “No, coronarie”. Ah, a proposito: tutti i personaggi detestano cordialmente il centrosinistra e neanche troppo nascostamente auspicano un sano fascismo. Assia Noris ora pro nobis, avrebbe detto Totò.

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