Regia di Hans Petter Moland vedi scheda film
Nels Coxman è un cittadino modello. Svolge con passione l'attività di conduttore dello spazzaneve che consente di raggiungere la cittadina di Kehoe, non lontana da Denver, negli U.S.A., ed è benvoluto da tutti. Ma è vittima di una tragedia. Il figlio muore in circostanze misteriose, e la polizia liquida l'evento come causato dall'abuso di droga. Nels non è assolutamente convinto di ciò, ma, distrutto dal dolore, non trova altra soluzione se non tentare il suicidio. Un attimo prima, però, entra in contatto con un collega di lavoro del figlio, dal quale apprende che il ragazzo è stato vittima di un gruppo di trafficanti di droga, in quanto accusato ingiustamente di non essere stato fedele all'organizzazione malavitosa. Da quel momento, per Nels, anche lasciato dalla moglie, inizia un percorso di vendetta. Risale la catena di persone che hanno causato, direttamente o indirettamente, la morte del figlio, finendo per provocare uno scontro interno all'organizzazione che gestisce la filiera della droga, al cui vertice è posto Trevor Calcolte, un personaggio eclettico, tanto crudele e privo di scrupoli nella gestione dell'"azienda" quanto amorevole verso il giovanissimo figlio. Un film di vendetta che ho trovato scontato, e anche un po' noioso, nella prima parte, la quale si limita a presentare il personaggio di Nels, mostrare l'omicidio del figlio e le prime mosse che l'operatore di spazzaneve realizza per vendicarne la morte, il tutto nel disinteresse delle forze dell'ordine. Nella seconda parte, la trama si fa più complessa, in quanto racconta dello scontro tra i due rami dell'organizzazione criminale, uno dei quali fa capo a Trevor Calcote, e l'altro a Toro Bianco, un nativo americano cui viene ucciso il figlio, anch'egli parte della banda. Uno dopo l'altro, tutti i membri dell'organizzazione muoiono; ho avuto l'impressione che il regista tenti di colorire con un po' d'ironia la narrazione, facendo apparire, in seguito ad ogni morte, una scena che mostra il nome della vittima ed un simbolo che ne rappresenti l'etnia (una croce per i "bianchi", un'aquila per gli indiani), ed utilizzando, qua e là nella colonna sonora, motivetti "leggeri"; una scelta che immagino essere stata presa per stemperare la drammaticità che contraddistingue la prima parte del film. Tra i personaggi, il protagonista Nels, interpretato da Liam Neeson, non mi ha assolutamente colpito. Non si discosta molto dello stereotipo della brava persona costretta a macchiarsi di crimini per farsi giustizia da sè, in conseguenza di una grave ingiustizia subita e nell'inerzia delle istituzioni. Ho trovato più interessante il personaggio di Trevor Calcote, detto Vichingo, figura un po' grottesca. La spregiudicatezza con la quale guida l'organizzazione criminale contrasta con la cura per la salute e l'amore che prova per il figlio. Emblematica la conclusione, la quale si risolve in uno scontro tra padri; due di essi hanno perso i rispettivi figli; l'ultimo, causa di tali tragedie, ne paga le conseguenze, ma ciò, mi è dato pensare, è comunque un bene per il figlio, un bambino di buon carattere, dotato di spirito critico, ed estremamente maturo in rapporto all'età che dimostra. Non ho molto apprezzato quest'opera, per la banalità della trama, e per gli spunti ironici, che ho trovato fuori luogo. Immagino, però, che possa piacere agli appassionati del genere.
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