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Un uomo tranquillo

Regia di Hans Petter Moland vedi scheda film

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La recensione su Un uomo tranquillo

di barabbovich
6 stelle

Nell'obitorio il poliziotto è lapidario: "oggi tanti ragazzi si drogano senza che i genitori se ne accorgano". Ma Nels Coxman (Neeson), da poco insignito dell'onorificenza di cittadino dell'anno, non ci sta. Non crede affatto che suo figlio sia morto per overdose. Scopre infatti che lo hanno eliminato soltanto perché aveva visto e saputo troppo rispetto a un carico di droga passato per la mani di un suo amico e sparito misteriosamente. Coxman decide allora di risalire la filiera che, dall'esecutore materiale del delitto, porta su su fino al vertice, rappresentato da un crudelissimo narcotrafficante vegano ossessionato dall'educazione del figlio (Bateman) e dal suo rivale indiano. In mezzo una galleria di personaggi bislacchi destinati a morire uno dopo l'altro.
Dopo l'enorme successo riportato in patria e all'estero con In ordine di sparizione, Hans Petter Moland viene reclutato per un remake in carta carbone dell'originale, ammaliato dalle sirene di Hollywood che sono riuscite ad attrarre persino un indipendente come Haneke. E anche stavolta il risultato - comunque convincente - è inferiore all'originale e fa pagare pegno a Liam Neeson, sempre più prigioniero di un type casting da vendicatore solitario. Se si guadagna in effetti speciali e location, si perde decisamente quella venatura grottesca - con smisurato ridimensionamento della porzione assegnata alla sottotrama che coinvolge i due killer gay - che aveva reso grande l'originale, e che qui è ridotta a rango di scialba imitazione. Rimane comunque un incontro piuttosto riuscito tra la violenza grottesca dei Coen e Tarantino e un plot narrativo che sta tra Un borghese piccolo piccolo e Il giustiziere della notte.

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