Regia di Arnaud Desplechin vedi scheda film
Arnaud Desplechin, grazie a film pregevoli come "Esther Kahn", "I re e la regina" e "Racconto di Natale", è giustamente considerato uno dei maggiori registi francesi contemporanei. “La vita dei morti” è il suo film d’esordio, ed è un'opera prima notevole, che alla sua uscita faceva già intuire chiaramente che era nato un grande autore. Tutto il film ruota attorno a un ragazzo, Patrick, che ha tentato, senza riuscirci, il suicidio. Mentre lui è ricoverato all’ospedale in condizioni disperate, i suoi parenti si riuniscono in una villa di campagna. Tra discussioni serie, che vertono sui motivi che hanno spinto il ragazzo a compiere quel gesto, e qualche scherzo, forse per esorcizzare il clima plumbeo che si respira nella casa, il tempo trascorre lentamente, nell'attesa di una telefonata dall'ospedale, che arriverà all'alba del giorno dopo...
La vita (il bene più prezioso), la morte (un evento ineluttabile), la fede (che vacilla proprio di fronte alla morte), il suicidio (in particolare le ragioni per cui una persona può arrivare a compiere un gesto così estremo): ad elencare i temi trattati dal regista francese in questo film tremerebbero i polsi a chiunque; non a Desplechin però, visto l'incredibile rigore, la serietà e l'assoluta competenza con cui il cineasta padroneggia il materiale narrativo. Nessun intellettualismo o autocompiacimento: il segreto di Desplechin è quello di un approccio sapiente ad una storia dolorosa, trattata con una sensibilità autentica, cosa che permette al regista di non cadere mai nella trappola del patetico. Notevole lo stile della regia, che consente alla pellicola di non scadere nel teatro filmato, dato che tutta la storia si svolge unicamente nell’abitazione in cui si ritrovano i parenti di Patrick. E ancora: è possibile costruire un intero film attorno a un personaggio, Patrick, che non comparirà mai, neanche per un secondo? Certo che si può, ma per farlo bisogna essere dotati di un talento enorme, e Desplechin, di talento, ne ha da vendere; altrimenti non sarebbe riuscito a trattare i temi sopra elencati in appena cinquanta minuti, tanto dura questo splendido film. Un piccolo prodigio, insomma. Con qualche - inevitabile - eco bergmaniano. Eccellente il cast, in cui spicca la presenza della bravissima Emmanuelle Devos, qui alla sua prima collaborazione con Desplechin. "La vita dei morti" è un film limpido, intenso e rigoroso.
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