Regia di Paul Schrader vedi scheda film
Dramma spirituale, umano e sociale. Bella prova cinematografica di Schrader. Eccellente l'interpretazione di Ethan Hawke
Ex cappellano militare, Toller ritiratosi in una piccola chiesa cristiana riformata, è un uomo infelice e in profonda crisi, emotivamente provato dalla scomparsa del figlio, perito in guerra, dopo che proprio lui lo aveva incoraggiato ad arruolarsi, cerca una seconda occasione e forse una nuova vita. Per cercare di mettere ordine nella sua mente travagliata e porre un limite, ai suoi gravi problemi di alcolismo, Toller decide di scrivere un diario, ogni giorno per un anno, per dare voce ai suoi pensieri, alle sue paure, alle sue fantasie, ai suoi rimorsi e ai problemi del mondo. Parte quindi il geniale espediente del voice-over, cui il regista Schrader ricorre spesso nei suoi lavori cinematografici, e il protagonista si e ci racconta dei suoi demoni interiori, dei suoi dubbi, dei suoi tormenti. Turbato da un forte conflitto spirituale, conosce la giovane Mary in dolce attesa e il marito Michael, attivista contro le multinazionali che avvelenano il pianeta. Lei è convinta di volere il figlio che aspetta, mentre il marito è titubante e nutre profondi dubbi: è in crisi umana e sociale, è convinto che sia un abominio mettere al mondo un figlio, per poi costringerlo a vivere in un mondo sbagliato e che sta morendo; tuttavia sollecitato dalla moglie, incontra il reverendo, che cerca con argomentazioni filosofiche-teologiche, di persuaderlo ad accettare la paternità, peraltro anche il religioso dubita delle sue stesse parole. Dopo qualche tempo Michael, si toglie la vita e quel poco di fede che ha comunque consentito a Toller di sopravvivere all’orrore della sua vita, si assottiglia e vacilla, il parroco è colto da un dolore intimo e lacerante, che gli fa rivivere il senso d’impotenza che già ha provato in occasione della drammatica morte del figlio. Nel frattempo il rapporto tra Mary e Toller si rafforza,diventa intimo e profondo, con sfumature di attrazione quasi magnetica.
Il reverendo, interpretato magistralmente da Ethan Hawke, è una sorta di Cristo redivivo, dilaniato dal senso della colpa, sollecitato dai fremiti della protesta sociale, compie il suo calvario, un excursus mistico, in cui si perde, logorato dal dubbio e dalla disperazione; l'esercizio della scrittura, gli consente di comunicare il proprio travaglio a se stesso e a noi spettatori, per lenire in minima parte la sua sofferenza spirituale;Toller non è in grado di sentire Dio, del quale inizia a dubitare la sua misericordia e perfino l’esistenza; il suo dolore è anche fisico, in quanto afflitto da un cancro allo stomaco, trascurato.
La telecamera indugia sapientemente su primi piani silenziosi, ma pregni di significato, coadiuvata da voce fuori campo enigmatica e ambigua, la parabola del reverendo si consuma per scivolare poi nell’abisso. “First Reformed”, in concorso nella sezione ufficiale della 74ª edizione del Festival di Venezia, è una sofferente, vibrante, intensa, riflessione contemporanea sull’ormai inquietante stato di salute del nostro pianeta, sulla religione, su Dio, sul senso della vita. Una regia superlativa, con un tocco di cromatismo caravaggesco, insegue il dettaglio per fissarlo nella cinepresa, dà forma con maniacale precisione agli spazi, corroborata dai chiari scuro della magnifica fotografia di Alexander Dyran. Cinema di grande qualità
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