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First Reformed - La creazione a rischio

Regia di Paul Schrader vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su First Reformed - La creazione a rischio

di maurizio73
4 stelle

Film che prova a svincolarsi dalla sua ostentata inazione attraverso il paradigma di un flusso di coscienza che passa confusamente dalla crisi della vocazione alla vocazione al martirio, mantenendo nella dolente interpretazione dell'eternamente corrucciato Ethan Hawke il malfermo puntellamento di un'impalcatura ideologica decisamente traballante.

Chiamato dalla moglie incinta di un ambientalista radicale a raccogliere le dolorose confessioni esistenziali del marito, il cappellano calvinista di una piccola chiesa protestante non riesce ad impedirne il suicidio, raccogliendone al contempo l'eredità di un fanatismo ecologico e spirituale alimentato dal suo risentimento istituzionale dovuto alla perdita del figlio militare ed alle sue precarie condizioni di salute. Le conseguenze rischiano di deflagrare nell'eclatanza di un atto dimostrativo e definitivo.

 

locandina

First Reformed - La creazione a rischio (2017): locandina

 

Confusi dinamitardi crescono...

 

Le confessioni di una mente pericolosa sono il contrappunto del voice over di un flusso di coscienza che scandisce la discesa agli inferi di un prelato protestante che sconfessa una professione di fede fondata sulla tolleranza e sul perdono per abbracciarne un'altra fondata sull'intransigenza e la vendetta: il mutamento plastico di una coscienza turbata che riconfigura in corsa la sintesi ultima di una dialettica interiore consapevolmente scissa tra l'angoscia nichilista e la speranza di una salvazione ultraterrena; ma anche il primato dell'azione sulla ragione come unico antidoto all'insostinibile peso di un'esistenza senza scopo. Schrader affronta da par suo ed in modo imperfetto una pluralità di temi scottanti che affondano le loro radici nel fertile humus della storia patria, quale rappresentazione allegorica della pianta malata della nazione americana, un misto di puritanesimo che dai primi insediamenti pellegrini in cerca di un nuovo Eden passa dalla mercificazione della schiavitù negriera allo sfruttamento delle risorse naturali, da un imperialismo liberista che fa commercio di fanti e di santi al sommo inganno di lobbies politico-economiche che veicolano le guerre e l'opinione di una maggioranza silenziosa di consumatori teledipendenti. La soluzione che propone è quella di un'alienazione solitaria pronta a deflagrare nel delirio messianico che allora (Taxi Driver) come ora cede alla tentazione di una brutalità della fondazione che attraverso l'uso della violenza e delle armi consenta all'impotenza dei singoli di affermare la loro voce contro la tracotanza di un un impenetrabile sistema di potere, ma anche la malintesa traduzione di una crisi di coscienza nelle forme di un'affermazione politica senza senso e senza speranza sospesa tra l'annientamento dei pochi e l'(auto)eliminazione del singolo. Racchiuso nell'angustia di una ratio in 4:3 e nell'ostentazione scenografica di prospetti architettonici che nella loro rassicurante compostezza esteriore celano i sommovimenti interiori degli uomini che li abitano, prova a svincolarsi dalla sua ostentata inazione attraverso il paradigma di un flusso di coscienza che passa confusamente dalla crisi della vocazione alla vocazione al martirio, mantenendo nella dolente interpretazione dell'eternamente corrucciato Ethan Hawke il malfermo puntellamento di un'impalcatura ideologica decisamente traballante e che trova nella finale deriva sentimentale la rassicurante soluzione alle sue pericolose e seminali tentazioni anarcoidi. Peccato...mortale! Nomination come migliore sceneggiatura originale agli Academy Awards 2019 ed al Leone d'oro 2017 come miglior film, ha raccolto consensi e premi in una pletora di festival in patria e all'estero. 

 

 

Chi va dicendo in giro
che odio il mio lavoro
non sa con quanto amore
mi dedico al tritolo,
è quasi indipendente
ancora poche ore
poi gli darò la voce
il detonatore.

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