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First Reformed - La creazione a rischio

Regia di Paul Schrader vedi scheda film

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M Valdemar

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La recensione su First Reformed - La creazione a rischio

di M Valdemar
8 stelle

 

 

 

locandina

First Reformed - La creazione a rischio (2017): locandina

 

 

 

Un plumbeo flusso di angoscia terminale attraversa la visione di First Reformed; e il cammino, dolente e tormentoso, tombale, del Reverendo Toller: la sua inesorabile discesa nei territori della disperazione – narrata e documentata per mezzo di parole e pensieri e considerazioni che solcano dell'inchiostro delle verità inconfessabili il diario tenuto come severo esercizio spirituale – ha le stimmate e i segni strazianti, violenti di un'espiazione cosmica che non si può compiere.

La Creazione va preservata, alimentata, custodita; ma presagi e manifestazioni della corruzione mor(t)ale umana, che ha insozzato del nero, abietto profitto personale e in via definitiva ogni cosa, sanciscono l'ineluttabile.

Così il tragico trascorso personale (la perdita del figlio, convinto «a partecipare a una guerra che non aveva alcuna giustificazione morale») trascende nella rivendicazione collettiva di una giustizia sempre negata, sempre ostacolata, sempre impossibile, di una battaglia contro il tempo e contro i responsabili e loro complici.

Morte, devastazione, desolazione, il ferale senso di indeterminatezza; mentre l'inquinamento globale diviene entità malevola di compagnia e le previsioni degli scienziati atti da demonizzare.

Fatale l'incontro con l'attivista pronto al gesto estremo – poi sparatosi in testa (sequenza sublime, nella sua asettica, quasi anonima, incidentale compostezza: la testa in frantumi, il vermiglio sangue che disegna schizzi premonitori sulla candida neve, un disegno lucido e terribile, forse un passaggio di testimone) –, centrale e forse salvifico quello con la di lui moglie incinta (presto vedova) Mary, marcescente e martirizzante il rapporto col proprio corpo in progressivo disfacimento (nutrito da copiosi fiotti alcolici), finale l'insudiciante contatto col viscido potente che elargisce fondi alla “prima chiesa riformata” (ovvero attrazione turistica, ricolma di feticci e svuotata di fedeli) mentre insudicia terre e acque e cielo.

L'uomo di chiesa s'interroga, riflette, si pente e ripensa: la scrittura non va corretta né sovraincisa, va lasciata nel suo magmatico, disordinato moto (salvo strappare qualche pagina perché troppo “delirante”); il dialogo tra sé e (l'altro) sé è un continuo, incessante, febbrile conflitto tra le pieghe dell'animo ferito, un'impaginazione di sentimenti intestini che lacerano, consumano, sospesi tra rabbia e autocommiserazione, una simbolica eppur concreta testimonianza dell'eterna contraddittorietà di due verità («Speranza e angoscia. Una vita priva di angoscia è priva di speranza. Tenere a mente questi due concetti è l'essenza della vita») giacché «la ragione non fornisce risposte».

Eventi e relazioni e rivelazioni (mediche, personali, globali), ricorrenze a breve scadenza (la “riconsacrazione” della chiesa per celebrare il duecentocinquantesimo anno dalla sua fondazione), scelte ambigue, “strane” (il cartello appeso nel giardino della chiesa che chiede “Dio ci perdonerà?”; far intonare al coro Who's gonna stand up and save the Earth? di Neil Young alla funzione funebre dell'attivista deceduto in un sito di rifiuti tossici viene visto come pericolo “atto politico”) nonché l'affaccio sulla causa ambientalista preludono a un gorgo di afflizione e dolore senza (un'altra possibile) fine.

Eppure.

Paul Schrader, Autore, ragiona e dialoga tra sé e con/per noi; imprime tutta la sua inconfondibile poetica (frammenti da Taxi Driver a L'ultima tentazione di Cristo a The Canyons si conficcano come catena di spine nel corpo filmico), nello scoperchiare le porte del suo diario, di una confessione lunga un film. Opera per suggestioni e marcature letterarie, coniuga il Verbo e contempla il Sacro, agisce in sottrazione, trasfigura personaggi in maschere simboliche e al contempo maledettamente concrete, si libra tra incontrovertibili osservazioni universali ed emblematiche sospensioni oniriche per raccontare lo stato putrefacente delle cose (la sequenza potente e penetrante, con i corpi del Reverendo e Mary che uniti, sincronizzano il respiro tra loro e con il Mondo, levitano sopra la disadorna stanza per abbandonarsi tra le stelle del firmamento, in una congiunzione astrale che comprende la sequela di immagini che scorrono impietosamente da scenari naturali incontaminati di montagne, foreste, oceani a orrori quotidiani di caos e auto, fumi tossici e rifiuti, suoli lerci e terre bruciate).

La rappresentazione è glaciale, asettica, implacabile, severa, lucidissima, spoglia di sovrastrutture e scevra da manicheismi di sorta; di scene scarne in cui il complesso delle umane, tumultuose pulsioni implode in sistematica (consapevolezza della) impotenza ad affrontare sé stessi e il reale, di onde musicali sotterranee che cuciono lesioni profonde e sembrano appartenere, come fuoriuscissero spontaneamente, all'ambiente, di corpi e volti arenati sulle rive melmose del tormento e della recita, di lividi colori grigio-bluastri che ovattano coscienze, fedi, passioni e rivestono luoghi di culto come velo tombale, di istantanee di decadenza e morte. Di un finale – sorprendentemente e felicemente “altro” –, un abbraccio totale e vorticoso alla realtà mentre, poco distante, un canto religioso intrattiene la folla nella perdurante messinscena dell'esistenza.

 

Ethan Hawke

First Reformed - La creazione a rischio (2017): Ethan Hawke

Ethan Hawke, Amanda Seyfried

First Reformed - La creazione a rischio (2017): Ethan Hawke, Amanda Seyfried

 

 

 

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Ultimi commenti

  1. laulilla
    di laulilla

    Film molto bello, anche secondo me. Dentro c'è molto Bergman, soprattutto Luci d'inverno a cui rimanda la struttura stessa del racconto: il prete in crisi, il suicidio del fedele che ha perso la fede e che ha una moglie incinta. Meno pessimista però!

    1. M Valdemar
      di M Valdemar

      Vero, Bergman; anche il primo Dumont, come mi ha fatto notare chi mi ha dato modo di vedere questa meraviglia schraderiana (e che ancora ringrazio), incredibilmente sottovalutata: mi riferisco, non tanto alle reazioni immediate a Venezia, quanto al buio che ne è seguito. Insomma, non ne parla nessuno (e manco avrà regolare distribuzione sul suolo italico).

    2. laulilla
      di laulilla

      Ho acquistato il film sullo Store di iTunes, che ha una distribuzione di film limitata, ma abbastanza ricca di film belli, fra i quali è possibile qualche volta trovare gli introvabili. Però devi avere Apple come sistema operativo, così almeno credo, essendo iTunes nel software di ogni suo dispositivo.

  2. labbro
    di labbro

    senza dimenticare "Diario di un curato di campagna", ma anche Dreyer e Rossellini

    1. labbro
      di labbro

      Ma anche il suo cinema. Si consideri, per esempio, il ritorno alle Chiese riformate di un gioiello come "Hardcore"

    2. M Valdemar
      di M Valdemar

      Certo, padri nobili per un titolo, ahinoi, poco considerato.

  3. CineNihilist
    di CineNihilist

    Recensione egregia ed austera su un film altrettanto eversivo ed introverso di un Paul Sharader in stato di grazia. Complimenti per questa eccellente disamina che sviscera un'opera che mischia l'orrore al candore, la fede con la ragione, la disperazione con la speranza, la realtà con l'onirico, fino al catartico finale dalla doppia interpretazione.

    L'ho dovuto vederlo due volte per apprezzarlo a pieno e la stasi che viene scossa dal dinamismo emotivo per costituire l'insieme della nostra esistenza, è semplicemente confortante quanto agghiacciante. Siamo anime impure incaricate di un fardello da espiare di cui forse mai ce ne libereremo.

    Recensione esegetica formidabile, meriterebbe spazi su tutte le riviste di Cinema. Chapeau M Valdermar, hai i miei inchini e miei elogi.

    Alla prossima recensione ;)

    1. M Valdemar
      di M Valdemar

      "Austera" mi piace, grazie.
      Schrader è autore scomodo, un colto conoscitore delle anime tutte della società moderna, della quale ne sviscera con mirabile profondità contraddizioni e manicheismi, distorsioni e perversioni, tumulti e manifestazioni.
      First Reformed, malgrado una forse inaspettata e del tutto casuale nomination all'Oscar per la sceneggiatura (tipo quota "autoriale"), è opera perlopiù passata inosservata, come d'altronde quel gioiello nerissimo e profetico che è The Canyons.
      Oltretutto, la sua attività social è da simpatico, adorabile stronzo.

    2. CineNihilist
      di CineNihilist

      Un autore che devo approfondire, per ora ho visto solo questo capolavoro. Ho provato un misto tra estasi ed orrore. Mai provato prima. Interessante quello che mi dici sulla sua attività social, ci darò un'occhiata. Ancora complimentoni per la tua eloquente ed austera recensione. Alla prossima recensione Valdemar ;)

    3. mck
      di mck

      "Oltretutto, la sua attività social è da simpatico, adorabile stronzo. "
      Avendone tutte le ragioni, e di più.

    4. M Valdemar
      di M Valdemar

      Matt, sì. Mentre la moltitudine di star e starlette e nani e ballerine e addetti ai lavori vari si affannano scioccamente a cercare di essere il più prudente possibile (leggi: paraculi) lui non le manda a dire. Mai. Ad avercene.

    5. CineNihilist
      di CineNihilist

      Quando andrà in pensione diventerà un troll della rete hahahah

    6. M Valdemar
      di M Valdemar

      Memorabile, tra gli altri, quando definì "stupid" Mark Ruffalo (in merito alla controversia Scorsese-Marvel).

    7. CineNihilist
      di CineNihilist

      Mito assoluto! Conflitti d'interessi ;)

    8. mck
      di mck

      Il mio idolo è lui, ovvero: come imparare l'inglese con David Simon (dopey mook, ass-ignorant shitsquibs, etc...).
      - https://twitter.com/AoDespair/status/1268277162399928320
      - https://twitter.com/AoDespair/status/1268146089800028161
      ♥♥

  4. labbro
    di labbro

    Ne ho scritto anche io tempo addietro. Un titolo in cui è c'è tutto il feroce moralismo puritano, che è di Schroeder sin dai tempi della sceneggiatura di Taxi Driver; dannati metropolitani, angeli vendicatori ed incerte redenzioni

    1. CineNihilist
      di CineNihilist

      Ho visto e ne hai scritto veramente bene. Un saluto.

    2. karugnin
      di karugnin

      Pensa, da piccolo era sempre chino su quel pianofortino, chi l’avrebbe detto...

    3. labbro
      di labbro

      A te, CineNihilist!

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