Regia di Vivian Qu vedi scheda film
Venezia 74. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.
Ho incrociato Vivian Qu mentre saliva in auto davanti all'Hotel Excelsior prima della consueta sfilata al Lido. Ebbene, sono rimasto colpito dai modi gentili e dalla leggerezza di questa donna educata secondo la tradizione cinese alla compostezza... e all'invisibilità, oserei dire. Il suo lungometraggio non è da meno. Verecondo e pudico, racconta la triste sorte delle sue giovani protagoniste in balia di laide usanze che il progresso economico cinese non ha scalfito. Ma intendiamoci, Vivian Qu è autrice tutt'altro che remissiva. Non c'è debolezza o sottomissione di genere nel suo racconto. Anzi, la Qu dimostra di avere i contro fiocchi affrontando temi ancora disdicevoli in Cina quali la violenza sulle donne, la prostituzione, il marciume nelle istituzioni. Si intravede tutto e si è coscienti di tutto ma non si vede nulla. Lo stupro si consuma all'interno di una camera da letto che la regista non apre alla telecamera; gli occhi tumefatti e lividi ci lasciano solo immaginare le percosse ricevute. Schiaffi che non producono rumore ma lasciano un grande sgomento nell'animo dello spettatore. In questo contesto sociale si salva qualche adulto che reclama dignità come i genitori che non accettano una "transazione economica" quale riparazione al torto subito, e l'avvocatessa che cerca di garantire un processo per le vittime del crimine. In generale però il sottofondo di criminalità, di corruzione lascia ben poca speranza. Splendido il finale. La giovane apolide Mia, vestita di bianco, come la gigante statua di Marilyn Monroe sulla spiaggia, scappa via da un destino di prostituzione preferendo l'incognita di una vita senza sicurezze. Purezza, candore e desiderio di indipendenza sospingono verso il futuro le ali ferite degli angeli di questo racconto.
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