Regia di Vivian Qu vedi scheda film
VENEZIA 74 - CONCORSO
Una località turistica di mare nel sud della Cina. La stagione balneare sta per iniziare e in mezzo alla lunga spiaggia sabbiosa una gigantesca statua di cartongesso delle dimensioni di King Kong, ma con l'effigie di Marilyn di bianco vestita, campeggia a richiamare i primi turisti attorno al luna park in corso di installazione.
In uno dei molti hotel della cittadina, una sera un uomo in stato di lieve ubriachezza si registra alla reception ordinando due camere: per lui e per due bimbe sui dieci anni, che la ragazza addetta all'accoglienza, presume si tratti delle figlie. Ma anche le bimbe sembrano ilari oltre misura: una indossa una parrucca bionda, l'altra ride forsennatamente. Mia - la receptionist - sospetta qualcosa, ma lascia correre perché sostituisce abusivamente la titolare del posto, uscita a divertirsi col fidanzato; ed essendo lei semplicemente la ragazza addetta alla pulizia delle camere, per di più assunta in nero e senza documenti.
Il giorno dopo una delle due bimbe rivela la scottante prevedibile verità ai genitori: entrambe hanno subito violenza nottetempo. La circostanza accende una miccia che provoca una potente deflagrazione: nella vita delle bimbe, già traumatizzate dal devastante episodio, nei singoli manages familiari - facendo emergere lacune nella gestione del proprio dovere da parte di genitori distratti o poco motivati - tra il personale dell'albergo, mettendo in luce responsabilità ed omissioni da parte del titolare, che poi ricadono inesorabilmente sulle due dipendenti; e infine e non di meno in capo alla polizia, le cui indagini stentano a trovare l'indizio determinante per incastrare il colpevole.
Quest'ultimo si rivela, tra l'altro, una persona piuttosto influente ed in grado di comprare silenzi ed omertà a suo precipuo favore.
Per la buona sorte dell'indagine, tuttavia, spunta fuori provvidenzialmente anche una dinamica avvocatessa specializzata nella tutela e in episodi di abuso sui minori: l'interessamento della donna risulterà determinante, provvidenziale e indispensabile a sbrogliare la complicata matassa, scongiurando la permanenza di risoluti fuorvianti silenzi.
È un piacere ritrovare l'interessante regista Vivian Qu, alcuni anni dopo il suo intrigante esordio Trap Street, visto a Cannes a la Semaine.
Qui la brava regista semplifica il percorso narrativo e si lascia andare ad affrontare le dinamiche di una devastante drammatica piaga sociale e crimine perverso quale è l'abuso sui minori e, a ruota, altre problematiche forse meno impellenti, ma non meno incresciosa, spiacevoli, odiose, come lo sfruttamento del lavoro minorile ed in nero, la corruzione dilagante che induce chi può permetterselo a comprarsi l'impunità ed induce talvolta le famiglie più povere ad accettare lauti compensi in cambio di malcelati silenzi.
La vicenda - narrata in modo lineare e con una scansione della ricostruzione dei tasselli che conducono a definire la verità dei fatti, organizzata secondo dinamiche molto occidentali e da efficace legal-thriller di stampo americano - rende il film della Qu un prodotto più esportabile e meno ostico ed introspettivo rispetto al primo film citato sopra. Forte ora di inquadrature tecnicamente e scenicamente pittoresche ed accattivanti, rese ulteriormente affascinanti da un insolito ameno sfondo marinaro ove riconosciamo, forse per la prima volta, una Cina inedita, non industriale ed operaia, cosparsa di palazzi-dormitorio vetusti e grigi, e strade affollate, cieli inquinati e ciclomotori e biciclette brulicanti come insetti aggrovigliati a formare un formicaio. Ma, al contrario, uno squarcio inedito di nazione che volge pure lei li sguardo e si protende alla ricettività turistica e allo svago.
Collocando tuttavia l'azione e l'indagine conseguente lungo una stagione ancora poco affollata e meteorologicamente ancora incerta, creando in tal modo circostanza sceniche che rendono più affascinanti e melanconici i paesaggi marini, le coste sabbiose e quel lungomare aperto sul quale domina fiero il ritratto sfrontato di una Marilyn quasi felliniana per opulenza e generose proporzioni.
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