Regia di Yvan Attal vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE – PREMIO CESAR 2018 A CAMELIA JORDANA come “MEILLEUR ESPOIR FEMININ”
Il riscatto del "brutto anattroccolo".
Neila è una studentessa che si affaccia al mondo universitario con la voglia di applicarsi e di diventare qualcuno. Vive nella cittadina universitaria di Cretail, nella regione dell’Ile de France, non molto distante dalla capitale ed è di origini creole, essendo la sua famiglia tempo addietro immigrata in territorio francese dalle ex colonie.
In uno dei primi giorni di corso, la ragazza si precipita ad ascoltare una lezione introduttiva del noto e provocatorio professor Pierre Mazard, una vera e propria istituzione universitaria locale e di Francia, e, nel sopraggiungere lievemente in ritardo, viene sottoposta al pubblico ludibrio da una serie di battute – invero piuttosto polemiche, pesanti e gratuite – da parte del docente, che si schernisce subito ironicamente per aver osato attaccare una immigrata, sottoponendola ad una prevaricazione considerata per questo di stampo prettamente discriminatorio e razzista.
Ne nasce un caso mediatico, che molti studenti riprendono e postano sui social, esponendo l’intera università in una posizione di imbarazzo.
La circostanza fornisce in primo luogo l’occasione ai due contendenti per scontrarsi, ma anche, poco dopo, a mente lucida, l’eventualità per imparare a conoscersi, trovandosi in fondo molto reciprocamente molto più interessanti di quanto le delicate circostanze abbiano fatto intuire esternamente.
Finirà che l’arguto professore chiederà alla studentessa di prepararla per un prestigioso concorso di retorica, nel quale ogni anno finiscono per emergere ed imporsi le più brillanti menti del mondo della didattica, dell’ambiente legale, e di quello manageriale.
Ma un dubbio clamoroso resta in tutto questo cambiamento d’atteggiamento: il professore fa tutto questo perché è rimasto sinceramente colpito dalle potenzialità retoriche che Neila è in grado di far emergere, o sta facendo tutto ciò per sedare l’ira del suo rettore e sistemare il gravoso pasticcio in cui ha portato la prestigiosa università a cui da anni collabora, dandole lui stesso prestigio?
Le brio mantiene la promessa già evidente anche in un titolo francese: è una commedia brillante, scaltra, frizzante, e quindi briosa.
Sotto la direzione del celebre attore Yval Attal, alla sua sesta opera da regista, Le brio non rinuncia a scene madri un pò troppo evocative di un cinema americano che ama farsi amare (la scena del discorso urlato sulla metro), e si crogiola, certo scaltramente e non senza ragione, sulla bravura di un duetto d’attori che spesso risulta esilarante, grazie ad uno scambio di battibecchi davvero riuscito e arguto, ove il grande Daniel Auteuil dà una ulteriore prova della sua impareggiabile verve da commediante. Tiene testa al celebre interprete, una Camelia Jordana che parte intimidita ed in sordina per volere del copione, fino ad esplodere con la sua grinta ed una verve di chi non ha nulla da nascondere o mandare a dire per interposta persona. La sua Neila fornisce l’occasione al film per darci un ritratto di una vita da banlieue ove l’agglomerato urbano tutto cemento e luoghi e piazzette di incontro fornisce agli abitanti l’occasione per fornirsi l’un l’altro un appoggio ed un sentimento di reciproca collaborazione che rende il film una occasione per fornirci uno spaccato meno scontato, ma comunque ugualmente realistico, di una vita da sobborgo possibile ed anche piuttosto tollerabile, ove il mutuo soccorso ed il sentimento di solidarietà, forniscono una valida ragione per lottare a difesa dei propri legittimi diritti di cittadino regolare e contribuente legittimo, attuale o addivenire. Radendo al suolo, con la dovuta apprezzabile ironia, ogni sin troppo scontato luogo comune ed ogni falso ed immeritato pregiudizio, e ritrovando, qualche anno dopo, una nuova manager del mondo della legge, trasformata in un regale cigno, padrone delle proprie azioni e delal propria naturale eleganza.
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