Regia di John M. Stahl vedi scheda film
Hollywood 1934. Siamo lontani dai movimenti antirazziali, dalle battaglie di Martin Luther King e via dicendo. “Lo specchio della vita”, dal romanzo di Fannie Hurst, è una fedele trasposizione della mentalità americana media di quel periodo, ove le persone di colore non erano totalmente considerate inferiori, ma soggetti ad una condizione di inferiorità quasi naturale. È più che altro una storia di indiretti sfruttamenti, dei quali non va decisamente accusata la protagonista bianca, poiché la nera è complice ingenua della faccenda. Ma è prima di tutto un melò, anzi, un meloncino strappalacrime e a tratti retorico e con dosi di miele a volte eccessivo. È la favola a non lieta fine di Bea, una mamma bianca che sbanca il lunario (ma qui ci manca qualcosa: come fa? È il sogno americano, bellezza) sfruttando la ricetta per le frittelle della sua fedele serva nera (“la zia Deliah”), la quale non ha un attimo di pace per colpa della figlia, che cerca a farsi passare per bianca. All’epoca fu un successo, oggi pare un po’ datato, ma ispira comunque simpatia. Il sommo Douglas Sirk lo rifece nel 1959 a colori e diede una sua versione della vicenda.
In tema.
Voto: 7.
La governante nera, è umile e amabile.
Niente di che.
Niente di che.
Non troppo petulante la voce della doppiatrice (probabilmente fu doppiato dopo gli anni ’30), si dimostra puntuale e coinvolta.
Corretta.
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