Regia di Jacques Tourneur vedi scheda film
Un'infermiera canadese viene assunta per assistere, o meglio vegliare, la moglie di un possidente terriero su un'isola caraibica.
La donna è affetta da una misteriosa catatonia, che i locali interpretano come uno stato di non-morte provocato dai riti del voodoo.
La famiglia, non per caso, abita in un edificio che ricorda un castello ed è composta dal possidente, uomo austero e amareggiato, da un fratello dedito al bere e dalla matriarca, un'anziana dottoressa che si dedica a curare gli abitanti poveri dell'isola, ma che forse nasconde un segreto.
Geograficamente e simbolicamente contrapposto a questa specie di fortilizio della civiltà occidentale razionale sorge il tempio dove si celebrano i riti magico-religiosi dei nativi.
L'infermiera, pur scoprendosi innamorata del suo datore di lavoro, cerca di curare la donna anche con l'aiuto della magia, solo per scatenare la definitiva tragedia nella famiglia.
Come nota bene Mereghetti, infatti, si tratta di un dramma familiare travestito da film dell'orrore, orrore peraltro solo suggerito da un sapiente uso delle atmosfere e da una efficace costruzione delle sequenze.
Fa un po' sorridere leggere commenti nei quali si paragona questo film agli horror anni 80 (e successivi) propriamente detti.
Questo è tutto un film di atmosfere, che gioca elegantemente con i generi, ambientando - per dire - una sequenza puramente gotica (la salita alla torre dell'infermiera, nella prima notte trascorsa sull'isola) nei Caraibi.
Più invecchiata risulta l'ambientazione esotica, anche se la comparsa dell'uomo totem tra le canne da zucchero regala tuttora un lampo sinistro e inquietante.
Il cast è da b-unit e si nota, anche se il datato doppiaggio italiano potrebbe essere in parte responsabile di questo giudizio.
Il sottofinale è magnifico e il film avrebbe dovuto concludersi lì.
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