Regia di André Téchiné vedi scheda film
Techinè affezionato alle tematiche giovanili, si dimostra più sensibile alla rappresentazione di un quadro in progressione, alla ricerca di nuovi tasselli che vadano a comporre un mosaico tanto variegato. In L'età acerba non ricorre all'indagine introspettiva di un particolare personaggio, ma facendo propria quella dimensione di indeterminatezza della vita pre adulta riesce a ricostruire uno spaccato psicologico generazionale collettivo che supera anche il tempo specifico della sua rappresentazione, mettendone in luce i perenni aspetti focali riguardo ad entusiasmi, dubbi, debolezze, curiosità e conflitti. Per ottenere un quadro d'insieme più discutibile e meno incanalato verso un conformismo travestito da strumento pedagogico, Techinè ambienta il racconto all'epoca della guerra d'Algeria con gli echi lontani e le conseguenze che si ripercuotono in Francia, nella vita quotidiana di un gruppo di giovani collegiali in provincia . L'elemento della guerra che occupa in maniera determinante il modo di agire dei protagonisti è situato in uno spazio del tutto immaginato e fuori scena, le vicende ad essa legate non sono mai direttamente misurabili e verificabili dai personaggi. I giovani ne subiscono la funzione figurativa come se facesse da filtro e da ambito necessario attraverso i quali interpretare e avvicinarsi al mondo sconosciuto degli adulti. Techinè che si dimostra abile osservatore del mondo adolescenziale unisce il modo di percezione personale in un regime di discontinuità, di movimento dinamico e in continua rielaborazione , evidenziando le contraddizioni, i desideri, le diversità dentro un vero e proprio conflitto di sentimenti contrapposti. Ricerca d'identità ancora lontana, tanto selvaggia quanto autenticamente limpida e immatura, attrazione fisica verso il proprio opposto, osmosi sentimentale incontrollata, tutto contribuisce alla formazione di un dialogo interiore che si sviluppa ad una velocità differente dalla frenesia del momento, dell'attimo, e il regista non rinuncia mai ad una certa poeticità del reale. Serge, Francoise, Henri, Maitè sono i quattro protagonisti, attratti e affascinati l'uno dall'altro, i loro rapporti dall'amore platonico a quello fisico, a quello omosessuale di uno di loro, dall'amicizia allo scontro più netto sono mediati sempre da una terza presenza che ne supporti la validità, che sappia confortare l'esperienza, in qualità di amico, testimone, confidente. "Io e te siamo l'opposto, tu sei intelligente e coglione, io coglione e intelligente.." dirà Serge all'amico Francoise, mentre la ragazza, Maitè, è irrimediabilmente simile ad Henri, ribelle, nazionalista e scontroso, mentre lei, figlia dell'insegnante aderente al partito comunista e piena di buoni propositi è convinta e indottrinata per proteggersi dal mondo esterno. Il regista invita ad uno sguardo condiscendente verso di loro, spinge ad amarli e ad accettarli per quello che sono, ma è anche pronto a lanciarsi in maniera lucida e critica verso quella maturità più distaccata che ne inquinerà inevitabilmente gli anni a venire. Non da ultima emerge una visione realistica rispetto all'ideologia politica, a come le scelte condizionino la vita, mettano le persone in posizioni eticamente definite ( e mi riferisco al tumultuoso periodo storico che ha contrassegnato l'imminente futuro seguito agli anni in cui il film è ambientato) non solo però da scelte ragionate, ma da semplici, formidabili, irrazionali atti di vita.
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