Regia di Pawel Pawlikowski vedi scheda film
Pawel Pawlikowski torna dopo il pluripremiato "Ida" con questo "Guerra fredda" (non condivido l'uscita italiana con il titolo inglese, dato che si tratta di un film polacco), che ha riscosso molti consensi al festival di Cannes e recentemente ha trionfato agli European film award. Si tratta di una tormentata storia d'amore fra Zula e Wiktor nell'arco di circa quindici anni fra Polonia e Occidente, con la Guerra fredda sullo sfondo e una costante precarietà sentimentale ed esistenziale. Il film riprende alcune caratteristiche stilistiche della pellicola precedente, in particolare il marcato ricorso all'ellissi, la tendenza a procedere per quadri staccati e narrativamente autonomi, l'uso del bianco e nero e del formato 4/3, ormai piuttosto inconsueto, anche una breve durata di circa 80 minuti di proiezione effettiva. L'intuizione di dare molto spazio alla musica e alle canzoni folk, soprattutto nella prima parte, produce risultati indubbiamente suggestivi. Il bianco e nero di Lukasz Zal esalta la fotogenia degli interpreti, dai protagonisti alle comparse, magnificando la bellezza dei volti degli uomini e delle donne polacche. A quanto pare, i protagonisti sono liberamente ispirati ai veri genitori di Pawlikowski, che ha dedicato a loro il film. Nella prima parte "Cold war" può contare su un'ineccepibile tenuta formale e su una narrazione molto efficace nella sua voluta frammentarietà e incompletezza: se si tenesse sempre a questo livello, saremmo dalle parti del capolavoro. Nella seconda parte il regista segue sempre di più la matrice di un melodramma di amore e morte che mi ha riportato alla mente il cinema di Truffaut, soprattutto "Jules e Jim" o "Adele H", ma non evita alcune soluzioni di maniera dove si perde la bruciante intensità delle scene precedenti in favore di una rappresentazione più convenzionale, soprattutto nella sezione parigina. Nel cast va segnalata soprattutto l'ottima prestazione di Joanna Kulig nel ruolo di Zula, un'attrice di notevole espressività che va tenuta d'occhio per il futuro, ma anche Tomasz Kot è capace di sottigliezze interpretative non trascurabili. Nella colonna sonora anche qui si ascolta un brano di "24 mila baci", come in "Ida": sarà contento Celentano?
voto 8/10
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