Regia di Pawel Pawlikowski vedi scheda film
Capita infatti che girovagando da una parte all'altra del vecchio continente (nel mappamondo del film oltre alla Polonia ci sono la Francia e la Iugoslavia) a cambiare non sia solo il paesaggio geografico e architettonico (stilizzato dalla fotografia sovente espressionista di Lukasz Zal, già responsabile delle luci di "Ida") ma lo stesso repertorio musicale utilizzato a sua volta dal regista - quando si tratta di commentare le immagini - e dai personaggi - impegnati nelle rispettive performance - per dare vita a una sorta di alfabeto esistenziale capace di assegnare a ognuno dei generi frequentati (musica popolare, rock and roll, jazz e il pop italiano dell'immancabile "24 mila baci") un determinato contesto storico, come pure il corrispettivo diretto a un preciso momento della relazione tra i due amanti, non a caso scandita da un continuo alternarsi di alti e bassi simili alle variazioni possibili su un ideale spartito.
Girato in un formato (4:3) che, nel caso, sembra un modo diverso e più efficace per esaltare l'unicità della storia e dei suoi interpreti, "Cold War" ambisce a essere un melò classico eppure adeguato ai nostri tempi, per l'importanza riconosciuta a ciò che sta davanti alla mdp - la messinscena, gli attori, gli ambienti, la stessa presenza registica - a discapito di quello che vi sta invece dietro - i temi, i presupposti della vicenda, la complessità psicologica -. A fronte di un proposito cosi elevato, i risultati possono dirsi raggiunti solo in parte perché se da un lato la regia - premiata a Cannes 2018 - mostra come al solito una perfezione formale su cui c'è poco da discutere, dall'altro la medesima ricercatezza finisce per rendere l'operazione poco spontanea, viziata da un rigore che spegne il fuoco della passione che vive sì dentro lo schermo, soprattutto per il da farsi che si danno i pur bravi Joanna Kulig e Tomasz Kot, ma fatica a uscire fuori da esso e ad arrivare in platea. Si rimare cioè e in definitiva ammirati dalla bellezza della composizione ma pure scarsamente coinvolti dal gradiente emotivo che ad essa dovrebbe sottendere.
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